Nostra Signora di Albinia e dei vessati dal maltempo
Il peso della crisi e gli anni di conflittualità preventiva hanno intaccato la sensibilità al dolore degli altri. Quel conta “è il mio”, ci si ritaglia lo spazio, e mentre le onde arrivano fin sotto casa si chiudono le persiane per non vedere, come se nascondendoli gli eventi non accadessero. Lo si è visto, con non poca tristezza, dopo il maremoto a Fukushima. Poche le collette e le sottoscrizioni per il Giappone. Eppure chi si ferma un attimo a pensare – e a pensare davvero – si rende conto che tanto più in un mondo globale tutto mi appartiene e tutto mi riguarda. Per usare un'espressione resa celebre da don Milani, tutto “I care”, tutto mi importa, tutto – certo, anche Albinia - mi tocca. Dunque riguadagnare questa sensibilità, coltivarla per quello che si può – insieme, peraltro, si fa una forza – è un grande investimento, ha il ritorno effettivo di una benedizione. Lo può avere ancora dopo la tragedia del maltempo che ha devastato, in particolare, le province di Grosseto e di Massa Carrara. Guardavamo alla tv gli effetti di Sandy su Manhattan, e intanto eravamo vulnerabili ai rovesci, davvero impressionanti, d'acqua che ci sono stati qui. La sensibilità della gratitudine non è scontata, ma è profodamente ricostruttiva. In questi giorni ha assunto la voce dei vescovi della Toscana. “Sincera gratitudine – hanno detto e scritto insieme – a tutti coloro che con generosità e dedizione si stanno adoperando in queste ore per offrire un aiuto concreto alle persone: Protezione civile, istituzioni, associazioni o semplici volontari che si stanno prodigando per far tornare al più preso la situaziona alla normalità”.
Resta indispensabile la geometria di un'azione politica. I vescovi l'hanno in un certo in senso invocata, con uno sguardo d'insieme che dice tanto: “Singole abitazioni, famiglie, attività commerciali, artigianali e industriali, infrastrutture e viabilità sono state ancora una volta duramente colpite dagli effetti del maltempo e dal dissesto idrogeologico di un territorio che sempre più si rivela vulnerabile”. Tuttavia c'è il potere che ognuno ha. La presenza fattiva delle Caritas diocesane, che esprime tra l'altro la disponibilità dei vescovi e delle comunità ad operare a fianco di chi è stato colpito, e della Misericordia è il segnale che senza gratuità non si vive o si vive male, sicuramente peggio. Di questo prezioso lavoro di ricostruzione e di tessitura umana renderà conto il prosssimo numero del periodico 'Toscana Oggi': insieme a un appello di Roberto Trucchi, governatore della Misericordia di Albinia e presidente della Confederazione delle Misericordie d’Italia, la testimonianza dei parroci dell'unità pastorale della cittadina più devastata dal maltempo ma toccata dal “miracolo” della solidarietà: "La chiesa – raccontano - trasformata in dispensario per la raccolta e la distribuzione di generi alimentari, acqua e vestiario, provenienti dai paesi vicini, mobilitatisi proprio come avvenne neanche un anno fa per la sciagura della Concordia”. E sempre dai paesi vicini, Orbetello, Porto Santo Stefano, San Donato, Fonteblanda, Porto Ercole, tanti volontari con stivaloni e pale a togliere acqua e fango. Ma il gruppo “più inaspettato e gradito è stato quello di Sant’Antonio in Mercodello, in provincia di Modena, fortemente colpito dal terremoto della scorsa estate, che è arrivato domenica mattina con il pullmino carico di generi di prima necessità; hanno portato anche un quadernone sul quale hanno fatto a tempo a far scrivere diversi pensieri dei bambini e ragazzi della loro parrocchia e che hanno consegnato al parroco al loro arrivo”. Veramente toccanti i pensieri, che sono stati oggetto dell’omelia della messa domenicale ad Albinia. Con una sintesi: «A nostre spese abbiamo imparato che la forza della natura ha il sopravvento su tutto, ma nella disgrazia la forza della solidarietà può ancora oggi vincere».
Michele Brancale