L'ora di Religione

2015, Papa Francesco a Firenze

La responsabile della redazione  di Radio Toscana  Sabina Ferioli,  a poche ore dall’elezione  del cardinale Bergoglio al soglio pontificio ha intervistato l’arcivescovo di Firenze, card. Giuseppe Betori che ha partecipato al Conclave.

Ospitiamo sul blog  il testo integrale dell’intervista:

 Eminenza, cosa si sente di dire ai nostri ascoltatori a poche ore dall’elezione del Papa Francesco?

“Direi innanzitutto comunicare un sentimento di grande gioia perché ancora una volta la Chiesa ha mostrato la sua freschezza e la sua capacità di affrontare le svolte che la storia impone e che questa volta la toccavano in maniera del tutto inedita.

Quindi sottolineare una grande serenità del collegio cardinalizio nell’affrontare il momento e anche un grande sguardo di speranza che ora si apre anche per la vita della Chiesa e direi per tutto il mondo. Questo mi sembra avvalori il fatto che i cardinali si siano sempre lasciati guidare dalla Spirito Santo, vero attore di queste scelte di cui loro sono soltanto degli interpreti.  Ed è per ciò che noi adesso accettiamo il nostro nuovo Santo Padre davvero come un dono dello Spirito giunto per mezzo della strumentalità dei cardinali”.

 

Lei ha avuto modo di conoscere bene il nuovo Pontefice? E ci può descrivere i suoi tratti spirituali come uomo e come  Pastore? 

“Non avevo mai avuto modo di incontrare il cardinale Bergoglio prima di questo periodo, ma nei giorni delle Congregazioni  e del Conclave ho avuto diverse occasioni di avvicinarlo e sono sempre stato trattato con fraternità da lui. Egli tra l’altro mi ha confidato di non aver mai visitato Firenze, che pur ha definito una città piena  di bellezza e allora io l’ho invitato – eravamo ancora prima della sua elezione – a venire come mio ospite a Firenze. Poi dopo che è stato eletto, quando i cardinali hanno espresso a lui la loro obbedienza, mi sono preoccupato di ricordagli che un invito al Papa per Firenze c’era già: nel novembre 2015 per il convegno delle chiese in Italia egli sarà nostro ospite della Chiesa e della città di Firenze.

Parlando di lui, direi che soprattutto ha manifestato all’interno degli interventi del pre-conclave una grande chiarezza, lucidità spirituale e pastorale nell’affrontare i problemi della Chiesa di oggi. Questo Papa si pone nella tradizione degli ultimi grandi pontefici che da 150 anni ad oggi hanno arricchito la storia della Chiesa, mostrando egli un profilo altissimo da un punto di vista spirituale, una grande sensibilità ecclesiale e missionaria, un’attenzione alle condizioni del mondo soprattutto dei più poveri; un’attenzione che si è manifestata anche nelle parole che egli ha pronunciato al momento in cui si è rivolto alla folla festante in piazza San Pietro. Mi piace sottolineare che in questo primo contatto con il suo popolo, con la sua Chiesa si è mostrato in tutta la sua umanità disarmante,  ma allo stesso tempo ricca e anche con un preciso volto di spiritualità. Il richiamo alla preghiera all’invocazione alla benedizione dice che è un uomo che ha un contatto tutto speciale con la trascendenza e con il Signore. Egli poi ha sottolineato la sua natura di Vescovo di Roma, ricordandoci che il ministero di Pietro parte appunto dal successore sulla cattedra di Roma e si fa poi preoccupazione per tutte le chiese del mondo in un vincolo stabilito appunto nella carità. Questo vescovo di Roma si è mostrato anche un vescovo molto attento al  dialogo con il popolo e quindi mi è sembrato molto interessante questo legame fortissimo tra la sua riaffermazione di essere vescovo chiamando il popolo ad un dialogo con lui, un dialogo, fondamentalmente nella preghiera e nella benedizione. L’altra cosa che mi ha molto colpito del suo primo intervento è il ritorno più volte della parola “fratellanza”, o “fraternità” noi diremmo in italiano, con cui egli ha chiamato la chiesa di Roma ad essere unita, chiamando il mondo intero ad essere unito nella fraternità. Anche questo credo che sia un messaggio preciso che dobbiamo saper accogliere e dobbiamo cominciare anche a saper seguire”.

 

Eminenza, il cardinale Bergoglio ha scelto il nome di Francesco, un nome dal profondo significato e penso caro anche a lei che è umbro…

 

Il nome di Francesco è un nome impegnativo nella storia della Chiesa, però questo esprime anche il coraggio del nuovo papa, che non teme di mettere in rilievo anche nella scelta del nome il bisogno di sorreggere questa Chiesa nel nostro tempo attraverso la sua opera e l’opera anche di tutti noi.

Allo stesso tempo questo nome ha dei risvolti che toccano il cuore, sia il mio come umbro ovviamente legato particolarmente a Francesco, ma anche a tutta la Toscana perché Francesco ha rappresentato molto, sia con la sua persona che con i suoi figli, una presenza vivificante dal punto di vista spirituale e sociale per la nostra terra. Lo sentiamo particolarmente vicino anche in questa scelta del suo nome”.

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