Lorenzino pittore, don Milani mosaicista. L’arte della conversione
Fino al 24 luglio in Palazzo Medici Riccardi, a Firenze, la mostra delle opere pittoriche del giovane che sarebbe stato ricordato come “il priore di Barbiana”. Ed escono anche i suoi scritti spirituali: finalmente le tracce delle sue omelie
Autoritratto giovanile di Lorenzo Milani
Il pezzo forte è un autoritratto, un volto da adolescente che si affaccia alla vita con i colori della pittura mitteleuropea, con echi di Schiele. La mostra su don Lorenzo Milani pittore, promossa dalla Provincia di Firenze, dalla Regione Toscana e dalla Fondazione dedicata al priore, a Firenze in Palazzo Medici Riccardi (via Cavour 1), resterà aperta fino al 24 luglio e rappresenta la prima vera occasione per gettare uno sguardo complessivo sulla sua opera nelle arti figurative, gran parte della quale risalente alla sua gioventù e agli anni che precedettero il suo ingresso nel seminario maggiore di Firenze (nel 1943). Che questo avvenga in Palazzo Medici Riccardi è significativo per tanti motivi ma il principale è che proprio davanti al suo portone il giovanissimo Milani ebbe una conversazione decisiva con don Raffaele Bensi che cambiò il corso della sua vita e avrebbe determinato la crescita di una personalità decisiva per la storia civica ed ecclesiale non solo italiana. Si pensava che tele e disegni di don Milani, anche per volontà espressa dal priore, fossero andati in gran parte distruttui e invece i parenti li hanno ritrovati nella soffitta di una villa all'Impruneta.
Un approccio tecnico consente certamente di cogliere le radici all'origine dell'espressività pittorica di Milani, ma integrandolo con la ricostruzione storica della vita di don Milani (1923-1967) e del contesto in cui si è inserita fa scendere più nel profondo; ci fa avvicinare, per quanto possibile, a un percorso interiore, a uno stadio di ricerca su cui si è indagato (gli studi all’Accademia di Brera dopo il liceo Berchet a Milano, l’influenza di Funi, Bruno Cassinari ed Ennio Borlotti, le suggestioni di Le Corbusier e l’ammirazione per Michelucci, fino al rientro a Firenze tra il ’42 e il ’43) ma senza confrontarsi organicamente con quadri e disegni del priore di Barbiana.
Un primo passo fu compiuto nel 2009 sempre in Palazzo Medici Riccardi: per la prima volta una selezione di quadri e disegni, grazie alla Provincia di Firenze, furono esposti nella Galleria Via Larga, quasi come un anticipo di quello che viene oggi offerto in modo più compiuto anche con il supporto di un catalogo, edito da Masso delle Fate, che scandisce in modo puntuale opere e date. Il giovane Lorenzo è particolarmente attratto da anatomia artistica (riporta una valutazione di 9/10) e dalle visite nelle chiese di Milano e alla basilica di San Pietro a Roma (a cui sono dedicati due disegni realizzati ammirando particolari della Cappella Sistina). Trova il modo di dipingere alcuni ritratti (come quello al suo compagno di scuola Oreste del Buono) e anche di giocare. Dell'estate del '43 è un quadro solare con tre bambini seduti su una cornice, con paesaggio alle spalle.
L’esposizione, curata da Sandra Gesualdi e Cesare Badini con l’allestimento dell’architetto Bernardo Delton, raccoglie 80 tra quadri e disegni, offerti per l’occasione dai parenti di don Milani, studi e documentazione con alcune particolarità che meritano di essere sottolineate. I mosaici, ad esempio, che testimoniano come pur avendo abbandonato la “vocazione” di pittore, don Milani utilizzasse le conoscenze che aveva maturato per rendere più bella la chiesa di Sant’Andrea a Barbiana diversi anni dopo il suo sacerdozio. Sono vetrate artistiche assemblate su tessere vitree di varia misura che erano in origine scarti di risulta di un vetraio fiorentino. Ebbene durante la prima gita all’estero, in Germania, con i ragazzi di Barbiana, don Lorenzo scrive alla madre di avere appreso in una scuola l’arte delle vetrate. Le vetrate, per la verità, le aveva già studiate e ammirate nel Duomo di Milano.
“Tra le due guerre poi, Milano con la Triennale dette visione a molti mosaici eseguiti dai maggiori pittori del Novecento: Sironi, Severini, Casorati e lo stesso Funi docente di Lorenzo a Brera”, si legge nel catalogo. Due dei quattro mosaci di Barbiana rappresentano un angelo e un calice, forgiati a fine luglio ’61, sulle due piccole finestrelle rettangolari dietro l’altare maggiore (altre due vetrate della sacrestia sono andate purtroppo distrutte durante un furto); il rosone della facciata centrale riporta i simboli del Cristo: la grande croce al centro, i pesci alla base e la vite che circonda i lati; quindi ‘Il Santo scolaro’, figura ideale immaginata e disegnata (come tutti gli altri mosaici) da don Lorenzo per offrire ai ragazzi di Barbiana l’icona in cui riconoscersi.
Chissà che un giorno non si riesca a ritrovare nella villa di Gigliola (vicino Montespertoli), appartenuta alla famiglia Milani, gli affreschi che Milani, allora solo Lorenzo, aveva realizzato nei locali che servivano da cappella di famiglia durante le vacanze estive che precedettero la sua scelta sacerdotale. Su questa scelta, sulla formazione teologica di don Lorenzo e sulla spiritualità esce in questi giorni un volume edito dalla San Paolo, 'Perché mi hai chiamato?', comprensivo di lettere ad altri preti, appunti giovanili e anche omelie del priore di Barbiana.
Michele Brancale