Teologia della pace. La scomparsa di don Chiavacci
La sua passione per le locomotive non era tanto un hobby germogliato sui suoi studi di ingegneria, quanto un modo per riconoscere lo stato del rapporto tra sviluppo tecnologico e ritmo sociale. Don Enrico Chiavacci, nato nel 1926, ordinato nel 1950, è scomparso ieri mattina nella parrocchia di San Silvestro a Ruffignano, a Firenze. E' morto nel suo letto nel giorno del Signore, come desiderava. Domenica scorsa aveva celebrato la liturgia, poi era emerso un affievolimento progressivo di energie. Difficile rendere conto dello spessore di questo prete e teologo morale, le cui posizioni erano sempre argomentate con rigore (“faccio lezione, non prediche o esortazioni spirituali”), per dissipare quella “logica dell’immagine, dell’immediato, dell’emozione” che prevale sulla fatica della ragione. Viceversa “un’igiene mentale ci occorre, che sappia coniugare la semplicità del Vangelo con la estrema complessità della realtà materiale e delle correnti di pensiero in cui siamo immersi”. Talvolta si ricorda anedotticamente il suo no alle spese militari, per cui gli pignorarono dieci dei suoi libri, in cambio del 5,5 per cento di Irpef destinato a quello scopo. Il gesto aveva un significato profondo: dissociarsi dalla “logica di guerra e di violenza di cui è strutturata la nostra cultura”. L'offuscamento emozionale dopo l'attentato delle Twin Towers, aveva generato la dottrina Bush del conflitto preventivo. Aveva osservato che “'Chi non è con me è contro di me' sono parole che si addicono al Signore Gesù, non al presidente Bush. Dobbiamo essere uniti agli Usa nella lotta contro il terrorismo, non invece nelle 'dottrine' e nelle forme con cui egli tenta di imporre al mondo (e all’Europa) di condurre questa lotta”.In due recenti volumetti di lezioni brevi di etica sociale e di bioetica, editi da Cittadella, erano sintetizzati gli esiti della sua riflessioni intorno ad alcuni temi portanti. Ad esempio la convinzione che il mondo si muove intorno a tre grandi strutture: quella politico-militare, l’economica e quella della comunicazione di massa. Tutte e tre non sono controllate da stati o governi sopranazionali, ma “da agenzie private, difficilmente individuabili, che operano al di sopra e al di fuori di ogni regola che non sia la massimizzazione del proprio interesse privato”. Un punto di fondo gli sembrava decisivo per ridare alla dottrina cristiana lo spessore della sua forza persuasiva. Osservava Chiavacci che dopo il XVI secolo il tema del sociale “scompare misteriosamente dalla riflessione teologico-morale. Nessun testo di teologia, morale o dogmatica, ha un solo capitolo, o paragrafo sul grande tema della pace. E’ una sparizione che ha tradito il messaggio biblico”. Perciò aveva accolto con grande favore l'enciclica di Giovanni Paolo II 'Sollicitudo rei socialis' con la quale si riaffermava il fatto che la dottrina sociale della Chiesa è parte della teologia morale. Ora c'è attesa per la prossima enciclica di Papa Francesco che sarà dedicata ai poveri e alla povertà. I funerali di don Enrico saranno celebrati dal cardinale Giuseppe Betori martedì alle 15.30 nella chiesa di San Silvestro a Ruffignano.