Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, domanda di Irenopoli
Roma che letta al contrario è Amor, un gioco di parole che profila una vocazione alternativa a quella della forza (il greco romè ha proprio questo significato), così come nel fiore di Florentia si disegna l'immagine della città armonica per cui si diventa 'Irenopoli', città della pace. Ma le città – che ormai ospitano più della metà della popolazione mondiale – soffrono e non sempre hanno sogni, né interpretano una vocazione. Per San Giovanni Paolo II “l'uomo soffre per mancanza di visione”. Così scriveva in un testo giovanile. Ed è una bella visione quella che si abbracciava da Castel Sant'Angelo fino alla cupola di San Pietro, visione di una comunità di persone dalle più diverse provenienze, cristiani e non, comunque attratti verso un centro, che propone due volti significativi: quello di Giovanni XXIII e quello di Giovanni Paolo II con due Papi, l'uno emerito, che celebrano nel giorno della Divina misericordia la loro canonizzazione. “Santi” cioè separati dalla mentalità corrente eppure nei gangli vitali della vita comune, con la loro testimonianza. La visione per tutti è quella che si descrive in un antico testo cristiano, di età apostolica, la 'Lettera a Diogneto': “Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera”. E' la strada per non indulgere alle piccole e grandi idolatrie (i nazionalismi, ad esempio, sempre pericolosamente in agguato, ed è significativo che Papa Francesco abbia fatto dono al premier ucraino di una una penna per firmare la pace), misurarsi con la realtà delle cose, non affidarsi alle emozioni o alle esaltazioni. Tra le centinaia di migliaia di pellegrini che abitano per due giorni 'Roma-Amor' vi sono anche delegazioni provenienti dalla Toscana e tra di essi quelli che sabato sera hanno partecipato a una veglia nella chiesa di San Bartolomeo sull'Isola Tiberina, santuario dei Martiri del XX e del XXI secolo, affidato alla Comunità di Sant'Egidio, come preparazione alla canonizzazione di due grandi testimoni della fede, figli e padri di quella stessa famiglia a cui appartengono i martiri, gente disarmata che non ha rinnegato il Vangelo, che lo ha amato in modo definitivo non per trionfare ma per umanizzare, per non perdere il profilo umano che ne fa immagine e somiglianza di Dio. Come custodire nella quotidianità queste testimonianze che hanno portato tanti in San Pietro? Anche non dimenticando la visione, il bisogno degli altri, il gusto dell'incontro. Il patriarca Roncalli – lo leggiamo nelle lettere di La Pira rivolte a Giovanni XXIII, curate da Andrea Riccardi e Agusto D'Angelo - prima di diventare Giovanni XXIII, scrisse a Giorgio La Pira: “Le dirò in confidenza che, da quando il Signore mi condusse sulle vie del mondo all’incontro con uomini e popoli di ispirazione e di civiltà diversa da quella cristiana, che è somma grazia per noi, ho riportato le ‘ore’ del Breviario, così da abbracciare nella supplicazione sacerdotale, pubblica ed ufficiale, l’Oriente e l’Occidente, assegnandone parte ai popoli della Grecia, della Turchia, e alla nobilissima Gallorum gens”. Questo sguardo geopolitico può essere adottato nel quotidiano del villaggio globale, magari a contatto con i tanti immigrati che mettono in relazione con la loro presenza mondi diversi. Allora fraternità e figliolanza assumono un rilievo d'umanità nuova e, come ripete la Chiesa, consapevolezza di un Padre che parla alla storia e al cuore di ognuno: “La storia non è fatta solo con gli avvenimenti esteriori: essa è scritta prima di tutto dal di dentro… Tanta insicurezza e tante reazioni sconsiderate hanno la loro origine nell'aver abbandonato Dio, roccia di salvezza… Firenze, ascolta, ti scongiuro!”, disse Giovanni Paolo II nel 1986 congedandosi dalla città del fiore e dalla vicina Fiesole. Ovunque si può fare propria l'attitudine che Papa Francesco ha riconosciuto tra l'altro in Roncalli e Wojtyla: il coraggio di guardare le ferite, di non ignorare la croce, sapendo che abbracciarla, portarla insieme agli altri, rende umana la vita e più umano l'uomo.
Di seguito la cronaca della mattinata di domenica a Roma con la Comunità di Sant'Egidio.
8.51 Dopo chilometri di marcia siamo nei pressi di via della Conciliazione in via della Conciliazione. Bambini felici sventolano la bandiera dei due Papi Santi.
9.23 Via della Conciliazione è impossibile da raggiungere. C'è gente di ogni Paese del mondo. Molti tornano indietro perché è fisicamente impossibile stare sia lì, sia sui ponti vicini
9.35 Grande applauso al Papa emerito
9.41 11 e 22 ottobre saranno i giorni in cui si ricorderanno i due santi
9.45 La celebrazione inizierà con le litanie dei santi. Continua ad affluire gente. Tantissimi i giovani che hanno dormito qui e tanti anziani
10.45 Abbraccio tra i due Papi che celebrano
10.15 Qui i Papi sono quattro. Dei due canonizzati si sente ovunque la presenza
10.18 E finalmente nomninati i due nuovi santi accompagnati da grida di giubilo
10.19 Tripudio di bandiere polacche. Ma non mancano accanto a noi i bergamaschi
10.26 Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II iscritti nell'albo dei santi
10.26 Dopo l'annuncio della canonizzazione sta iniziando a spuntare il sole
10.35 Gabbiano interdetto. Si guarda attorno incredulo
10.43 Canta il salmo: una meraviglia i nostri occhi
10.44: Seconda lettura in polacco
11.03 Il coraggio di guardare le ferite, come San Giovanni XXIII e San Giovanni Paolo II. Papa Francesco scende nel profondo
11.04 Papa Francesco: piaghe di Gesù scandalo e verifica della fede. Per credere che Dio è amore
11.07 I due nuovi santi hanno toccato le sue ferite. In ogni persona soffernete vedevano Gesù. In loro c'era la speranza e la gioia pasquale. E' la speranza e la gioia che si respirava nella prima comunità evangelica: è l'immagina del Concilio Vaticano II
11.08 Sono i santi che mandano avanti la e fanno crescere la Chiesa!
11.08 Giovanni Paolo XXIII: Papa della docilità allo Spirito Santo
11.09 Giovanni Paolo II: il Papa della famiglia. Grande applauso
11.20 C'è gente su tutti i ponti attorno a noi, sul lungo Tevere, sia sopra che sotto
11.21 Preghiere in tutte le lingue della gente che abbiamo intorno
11.21 Hanno conosciuto le tragedie del XX secolo. Ma non ne sono stati sopraffatti. Sopra loro c'era Dio
12.49 Mentre l'incenso si solleva in piazza San Pietro...l'impianto aufìdio e video del nostro maxischermo si spegne!
12.50 Al canto del Santo tutto torma alla normalità. Applauso
12.51 Silenzio raccolto di un milione di persone al memoriale