Primero Dios. Il convegno di Terni (3)
Su Monsignor Romero si svolse nel 2001 a Terni un convegno internazionale su un tema specifico (Romero e l’America centrale del suo tempo), promosso dall’Istituto di studi teologici e sociali, su iniziativa del vescovo Vincenzo Paglia, postulatore della causa di beatificazione.
Quell'iniziativa consentì di avvicinarsi a monsignor Romero su basi scientifiche, mentre la sua vita era stata oggetto negli anni successivi alla sua morte a ricostruzioni non di rado viziate da un approccio più ideologico che storico.
Non meno cariche di responsabilità sono state le ricostruzioni propagandistiche dell’estremismo guerrigliero che ragioni di protesta ne aveva, ma che scelse una strada di radicalizzazione violenta che Romero non poteva e non voleva condividere. Osservò Andrea Riccardi, storico e fondatore della Comunità di Sant'Egidio, che l'immagine di Romero era stata “collocata in un’iconografia molto particolare, come quella di un recente volantino che, proclamandolo ‘martire della giustizia e della pace’, lo incornicia con i ritratti di Allende, di Camillo Torres e di altri caduti”. Ma è proprio l’approccio storico a rendere ancor più convincente la figura di questo pastore che vive “in una situazione drammaticamente polarizzata volendo parlare di pace e di non violenza, intendendo difendere i poveri e continuare la attività della Chiesa”, muovendosi lungo le coordinate della fedeltà al Vangelo, della non violenza e della pace nazionale con la rimozione delle situazioni più evidenti di povertà.
All’origine del colloquio di Terni fu monsignor Vincenzo Paglia, allora vescovo della diocesi. “Era difficile mantenere l’equilibrio in una situazione drammaticamente polarizzata – osservò monsignor Paglia - Ma Romero non si fermò ai propri piccoli sogni né si arroccò sulla vita tranquilla di sempre”. C’è un cammino progressivo nelle sue scelte. “Si è parlato più volte della conversione di Romero – spiega ancora Paglia - legandola ad un momento particolare della sua vita. Ebbene, Romero stesso ha sempre rifiutato questa interpretazione, per affermare che nella sua vita egli ha cercato di crescere nell’amore del Vangelo e nel servizio al suo popolo. In effetti, si è trattato per lui di un progresso spirituale che procedeva man mano egli si lasciava coinvolgere dal grande sogno evangelico”. Romero, particolarmente quando fu nominato arcivescovo di San Salvador, la capitale del paese, “sentiva con sempre maggiore vivezza il bisogno di costruire una Chiesa dai confini larghi, larghi sino a comprendere tutti, anche oltre il suo Paese. Voleva che la Chiesa fosse una casa di misericordia e di pace per tutti e particolarmente per i più poveri. In tal senso non era l’eroe che qualche volta si vuole descrivere, era un discepolo del Vangelo che si è lasciato travolgere dall’amore del Signore”.
Al convegno di Terni partecipò Roberto Morozzo della Rocca, che curò gli atti del convegno l’anno successivo, ‘Oscar Romero, un vescovo centroamericano tra guerra fredda e rivoluzione’, per le Paoline, e poi è stato poi autore della biografia 'Primero Dios' (2005, Mondadori, ora ristampata). Morozzo Della Rocca aveva avuto accesso a documenti e testimoni accreditati e compì in ‘Primero Dios’ una ricognizione piena di interesse e di rigore che tolse dalle sue spalle il giogo, pesantissimo, dell’ “ecclesiastico di sinistra” col quale, parte dei suoi stessi confratelli, hanno inteso sminuire una testimonianza maturata nel servizio al Vangelo e nella fedeltà alla Chiesa e al suo magistero. “Apparentemente Romero – spiega Morozzo Della Rocca - non fu un mediatore, un arbitro, un assertore della terza via cattolica fra socialismo e capitalismo. Ma si potrebbe anche sostenere validamente il contrario”. Le sue prese di posizione erano nette, ferme, “eppure nessuno più di lui, in El Salvador, era disponibile alla mediazione, all'incontro, al dialogo”. L'affanno quotidiano di Romero era trovare “soluzioni” per il bene comune che fossero accette alle opposte fazioni. Finché egli visse, “El Salvador non precipitò nella guerra civile. Questa iniziò proprio all'indomani della morte, venendo meno il suo impegno di pacificatore”. (3)