La grammatica di Al-Tayyeb, piattaforma di comprensione e futuro
Un discorso storico, nel cuore di una città europea che ha unito da sempre fede e libertà. Il Grande Imam di Al-Azahr Ahmad Mohamad Al-Tayyeb, per la prima volta in visita ufficiale in Europa ha di fatto composto una coraggiosa grammatica di comprensione (e di ricomprensione) dei rapporti tra Oriente e Occidente nel Salone dei Cinquecento, partecipando in Palazzo Vecchio, a Firenze, lunedì 8 giugno, al convegno ‘Dialoghi di Civiltà’ promosso dalla Comunità di Sant’Egidio e l’università di Al-Azhar – copromotore il Comune – puntando a correggere le distorsioni che caratterizzano un rapporto non facile ma necessario, di cui c’è bisogno come il respiro di fronte a un Medio Oriente attraversato da scenari di guerra.
Tutto occupato il Salone dei Cinquecento. L’interesse era altissimo per un confronto che, ha osservato don Vittorio Ianari, di Sant'Egidio e moderatore della prima giornata dei lavori (la seconda il 9 mattina in Palazzo Medici Riccardi), è stato reso possibile dal cuneo umile e tenace del dialogo.
"Dal mio punto di vista disinteressato ma anche ottimista – ha detto Al-Tayyeb - sono convinto che questi intrecci tra Oriente e Occidente, concretizzatisi negli scambi scientifici, culturali ed artistici tra le due civiltà, rappresentino una piattaforma comune in grado di contribuire all’avvio di un avvicinamento tra le due civiltà, basato sulla complementarità, lo scambio di benefici, il rafforzamento dei principi di democrazia, di libertà e del diritto dell’essere umano in Oriente -così come suo fratello in Occidente- a una vita degna e sicura”. Non c’è alternativa all’essere solidali. Tutto con una speranza viva: che gli “stati ricchi e potenti rinuncino al despotismo, alla parzialità ed alla politica dei due pesi e delle due misure: un peso per l’Occidente e un peso diverso per l’Oriente".
Anche gli orientali - musulmani e cristiani - "devono modificare la loro visione" e i sentimenti improntati a paura, insicurezza, talvolta al limite dell'odio e del desiderio di vendetta. Al-Tayyeb ha parlato anche di una “genealogia di organizzazioni, gruppi e movimenti armati che spesso si celano sotto le mentite spoglie della religione, strumentalizzando i testi sacri per legittimare l’aggressione, l’uccisione degli altri, il furto dei loro beni e costringendoli a ripararsi all’estero”. Se destino c’è, ha osservato Andrea Riccardi, fondatore di Sant’Egidio, è a “parlarci intensamente e presto: condannati -uso questa parola- a parlarci dalla geografia e dalla vicinanza, dalle sfide violente e aggressive, dalla lotta all'ignoranza, dalla necessità di costruire un mondo migliore”. Certo, Oriente e Occidente, devono fare i conti con “l’affermazione del mondo globale, che ha messo in discussione le identità, nazionali, religiose, di civiltà” e d’altra parte dissipare la teoria dello scontro “che ha trovato successo non solo in taluni settori occidentali, ma anche in ambienti musulmani che hanno nutrito interpretazioni aggressive e terroristiche”.
Per il sindaco di Firenze Dario Nardella, attraverso la cultura le guerre diventano impossibili e si coglie, finalmente, la ricchezza di chi è altro da noi e diventa altro con noi. In questo solco hanno portato argomentazioni costruttive Romano Prodi e Alan Le Roy che lavora a stretto contatto con Federica Mogherini all’Ue.
Non era di circostanza l’osservazione iniziale del Grande Imam che si sia trattato di “un incontro storico che l’umanità ricorderà forse un giorno scrivendolo con caratteri luminosi in una delle sue pagine fulgide”.