L'ora di Religione

La pioggia parla

 

Fino a non molto tempo fa su una parete di via degli Alfani, nel centro di Firenze, si poteva leggere questo epigramma che qualcuno aveva riportato con evidenza: “La dermatite, amore,/era l'universo che ti avvisava”. Di cosa ci avvisano tempeste e piogge irrituali, le centinaia di alberi secolari spazzati via in 45 minuti? C'è il rischio di lamentarsi e di osservare come spettatori questi fenomeni, attribuendo a responsabilità amministrative il cuore dei problemi. Ma non è lì il punto. Certo prevenire è doveroso e si è ovunque in ritardo in un Paese in cui il dissesto idrogeologico è tristemente proverbiale. Bisogna provare a guardare un po' più in là, al di là di quelle che sembrano contingenze, e assumere anche atteggiamenti personali più responsabili (anche nello smaltimento dei propri rifiuti). La sensibilità all'emergenza climatica è una priorità che definisce che tipo di civiltà siamo e saremo.
Il presidente Obama enunciando il suo progetto per la riduzione dei gas che  producono l'effetto serra soprattutto attraverso il carbone, ha mosso un passo importante, decisivo anche per la sua unilateralità, caratterizzata da un interventismo ambientale che fa i conti con i propri deficit prima di dare lezioni agli altri. E' una rarità.
Non è un caso che Obama abbia citato l'enciclica 'Laudato si'' di Papa Francesco che unisce rigore scientifico a una lettura del presente contro il disincanto e la pretesa onnipotente della creatura forgiata dalla macchina consumistica: “Ci illudiamo di poter sostituire una bellezza irripetibile e non recuperabile con un'altra creata da noi”.
Il tutto è improntato da accelerazioni continue. Le azioni umane “impongono velocità al cambiamento”, ma questo contrasta con “la naturale lentezza dell'evoluzione biologica”.
Ritorniamo sulla riflessione dell'enciclica per enuclearla in alcuni punti.

Il dissesto climatico è dovuto al riscaldamento globale. La maggior parte del riscaldamento globale degli ultimi decenni “è dovuta alla grande concentrazione di gas serra (anidride carbonica, metano, ossido di azoto ed altri) emessi soprattutto a causa dell'attività umana. La loro concentrazione nell'atmosfera impedisce che il calore dei raggi solari riflessi dalla terra si disperda nello spazio”.

La vera causa: un preciso modello di sviluppo. Ciò viene potenziato “specialmente dal modello di sviluppo basato sull'uso intensivo di combustibili fossili, che sta al centro del sistema energetico mondiale. Ha inciso anche l'aumento della pratica del cambiamento d'uso del suolo, principalmente la deforestazione per finalità agricola”. Il riscaldamento “ha effetti sul ciclo del carbonio, creando un circolo vizioso”. Il sistema industriale, “alla fine del ciclo di produzione e di consumo, non ha sviluppato la capacità di assorbire e riutilizzare rifiuti e scorie”.
Da una parte c'è generale indifferenza di fronte a queste tragedie, dall'altra “molti di coloro che detengono più risorse e potere economico o politico sembrano concentrarsi soprattutto nel mascherare i problemi o nasconderne i sintomi, cercando solo di ridurre alcuni impatti negativi di cambiamenti climatici”.

Suoi motori. Papa Francesco parla di forme di potere che derivano dalla tecnologia. La tecnologia legata alla finanza “pretende di essere l'unica soluzione dei problemi, di fatto non è in grado di vedere il mistero delle molteplici relazioni che esistono tra le cose, e per questo a volte risolve un problema creandone altri”.

Sue radici culturali: “Fiducia irrazionale nel progresso”. Dopo un tempo di “fiducia irrazionale nel progresso e nelle capacità umane, una parte della società sta entrando in una fase di maggiore consapevolezza”, anche perché è toccata visibilmente da fenomeni climatici che sono effetto del riscaldamento globale. Forse è meno toccata dalle “drammatiche conseguenze del degrado ambientale nella vita dei più poveri del mondo”.

Povertà ed ecologia. Questi problemi, infatti, “sono intimamente legati alla cultura dello scarto, che colpisce tanto gli esseri umani esclusi quanto le cose che si trasformano velocemente in spazzatura”. Dunque c'è un'intima “relazione tra i poveri e la fragilità del pianeta”. E, a questo riguardo, “è tragico l'aumento dei migranti che fuggono la miseria aggravata dal degrado ambientale, i quali non sono riconosciuti come rifugiati nelle convenzioni internazionali e portano il peso della propria vita abbandonata senza alcuna tutela normativa”.

Soluzioni.  Molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale “sono spesso frustrati non solo dal rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse degli altri”.
Molte volte “si prendono misure solo quando si sono prodotti effetti irreversibili per la salute delle persone”.
Cosa fare? Limitare al massimo “l'uso delle risorse non rinnovabili, moderare il consumo, massimizzare l'efficienza dello sfruttamento, riutilizzare e riciclare”; sviluppare politiche “affinché nei prossimi anni l'emissione di anidride carbonica e di altri gas altamente inquinanti di riduca drasticamente, ad esempio, sostituendo i combustibili fossili e sviluppando fonti di energia rinnovabile.”

Combustibili fossili. Comprendono petrolio e altri idrocarburi, gas naturale, carbone.

Energie rinnovabili. Eolica, geotermica, idroelettrica, marina, solare e da biomasse.

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