Sammartino ballava con gli angeli randagi
Il vino scende sulla neve, percorre le strade del paese, sfiora le porte di un villaggio dimezzato nei suoi abitanti fino a raggiungere il luogo dei segreti addii, dove le lapidi riportano il nome degli altri, di eroi e miti piccoli e grandi in una geografia fatta di reliquie e di case in gran parte vuote. Eppure resistono la fede e un'attesa di segni. Sono loro a trasfigurare tutto nell'immaginario popolare, a dare senso alle cose, perfino a un cinguettio. Allora i morti parlano ai vivi e capita che i senza fissa dimora, testimoni del sopruso, diventino angeli che trasmettono un annuncio.
Il povero si fa teologo. Gli angeli, quando si manifestano, danno voce agli sconfitti e parlano anche agli ubriachi. Arrivano all'improvviso nelle piazze come cantastorie e il loro canto, che si presta non di rado al vernacolo del luogo e alla rima baciata, è l'inno delle vittime: è amaro, sul momento, all'ascolto, ma incide nel cuore la verità delle cose, piaccia o meno, e tiene vivi i sogni e la loro “grandezza indomabile”. E' il canto dell'angelo dell'Annunciazione “per i sogni dei pezzenti. Sogni sempre sopraffatti. Spesso traditi. Ma comunque sogni”, che fanno spavento “per il solo fatto di essere sognati”. Il nuovo libro di Mimmo Sammartino si pone lungo la linea di confine tra fede e magia, ricordo, vita agra e miracolo, tra diavoli ed angeli custodi. 'Il paese dei segreti addii', edito da Hacca, rivela ulteriormente il talento dell'autore di un 'Canto clandestino saliva dall'abisso' e di 'Vito ballava con le streghe' (Sellerio), investito nel racconto delle vite di un paese “sospeso nell'Appennino”. E' l'epica dei paesi del Sud, le cui narrazioni sono spesso poste nel contenitore del “realismo magico”. Ci sono il brigadiere e il prete, legati da un destino che li unisce anche se avrebbero voluto stare lontano l'uno dall'altro; c'è la bella vedova e il reduce di guerra che riscatta con lei la vita spezzata da una bomba. E, ci sono ebrei e zingari, in particolare Geremia, la fidanzata rinnegata dai pregiudizi e sposa restituita in modo misterioso, con i figli Tobia e Habel. C'è chi parte e chi rimane, chi vive un mutismo colmo di parole, come Habel, fuggito per un rimorso e poi ritornato, e come suo padre Geremia al quale, tuttavia, la vecchiaia ridona una ricomprensione di affetti sofferti e quel figlio (“si può essere davvero figli solo se c'è qualcuno che ti sogna”) che impara nuovamente a sorridere e a condividere con il padre il pasto, i silenzi e il lavoro della vigna. Vigna che genera un tesoro liquido e rosso, che porta a tutti la risposta di una scomparsa e il sapore forte di un abbandono che si fa abbraccio a chi è vittima. Soffia allora su “un Cristo annientato sporco di vino o di sangue” il vento della profezia di Cristobaldo, angelo ramingo e cantore. La vita può essere durissima ma gli angeli ascoltati aiutano a sovvertire i destini già scritti e anche chi è considerato lo scemo del villaggio può salvare l'anima di una comunità.