Per Gesù non esistono “scarti”. Uno statuto per i poveri
Per gli amici di Gesù gli “scarti” non esistono, non tra gli esseri umani. Chi è nella povertà (dovuta a mille motivi tanti quanti sono i volti di chi ha per casa la strada o le pareti di cartone o una coperta) ha un nome, un cognome e una storia e talvolta questo è quanto di più prezioso confida a chi gli si fa vicino. La “Giornata mondiale del povero” voluta da Papa Francesco ha rimesso al centro volti respini nell'anonimato. Sembrano lontani anni luce quei sentimenti di disprezzo che dietro la giustificazione del decoro, finivano per considerare più indecoroso il povero che la povertà in sé. Il povero ha invece uno statuto, non può essere “clandestinizzato”, non deve essere disprezzato. Papa Francesco ha donato un'indicazione (e un monito) che non si dimentica: “I poveri sono il passaporto per il Paradiso”.
A Firenze il cardinale Giuseppe Betori ha celebrato la “messa di San Procolo”, quella che alla Badia Fiorentina, nel 1934, cominciò ad animare per i poveri di Firenze Giorgio La Pira. Del sindaco santo, rimangono parole sapide pronunciate in quelle messe (pubblicate in agili libretti della Lef) e una preghiera che è stata letta al termine della liturgia, concelebrata con l'arcivescovo da padre Antoine della Fraternità monastica di Gerusalemme. Tutti i partecipanti alla liturgia sono stati poi invitati a pranzo alla mensa 'San Francesco' della Caritas, con l'aiuto dell'associazione 'Agata Smeralda' e venti volontari (compresa la Vice Presidente del Senato Rosa Maria Di Giorgi), proprio dove si fermò a Firenze Papa Francesco durante il convegno ecclesiale nazionale.
Tra le iniziative promosse nella diocesi fiorentina per questa Giornata, quella della Comunità di Sant'Egidio che dopo la messa in Santa Maria dei Ricci ha invitato a pranzo nella sua sede amici senza fissa dimora e alcuni anziani dell'istituto Montedomini.
Ci si avvicina alla tavola condivisa ripensando alle preghiere ascoltate durante le messe di questa prima giornata mondiale, come quella di San Procolo, scitta da La Pira ed altri amici; porta in sé tratti di profezia, che aiutano a intepretare il presente e a scegliere strade per essere vicini ai poveri. Vengono raccomandati a Gesù, povero tra i poveri, “tutti coloro che piangono e soffrono e tutti quelli che fanno piangere e soffrire; i fanciulli abbandonati, la gioventù nello scandalo e nel pericolo, la vecchiaia nel bisogno, tutti coloro che soffrono nella povertà; chi piange la morte dei suoi cari, chi cerca lavoro e non lo trova, chi soffre nella solitudine, gli ammalati, gli handicappati, le vittime della droga e dell'alcol, i carcerati, i deportati, coloro che sono in guerra, i profughi”. Sono parole che sembrano scritte in questi giorni. Gli ha fatto eco, nella chiesa di Santa Maria dei Ricci, la preghiera scritta da Vincenzo Boi perché il mantello celeste di Maria avvolga i poveri nelle notti senza protezione, mentre arriva l'inverno: "Proteggi i nostri cammini, le nostre soste, fa che il tuo mantello celeste possa coprire i nostri corpi, assopiti nelle notti fredde dell'inverno. Possa il tuo mantello riscaldare i nostri cuori. Accogli i nostri fratelli e sorelle che si sono addormentati nel freddo della notte. Risvegliandosi al tuo cospetto, proteggi ogni fratello e sorelle pellegrini in Cristo dei senza fissa dimora".