Nel tempo della grande incertezza
Ci si chiude e si chiama lo spazio recintato come “saved space”, spazio salvato. Non è necessariamente uno spazio fisico ma può essere digitale (come sono ormai tanti spazi in cui uno crede di esistere, non di rado senza gli altri ma lanciando richieste di “like”). E' una contraddizione in termini e al tempo stesso una nuova tendenza che sta prendendo piede negli Stati Uniti, un po' il controcanto oltreoceano degli hikikomori giapponesi che si isolano e “comunicano” con l'esterno solo con il computer. Di fatto è una delle forme con cui si esprime, soprattutto nel nord del mondo, l'autoreferenzialità e la pretesa, avanzata come un diritto, magari da codificare con legge, a non farsi disturbare e a cercare conforto solo per sè. Per cui se un grande romanzo, una tragedia, un'opera poetica può contrariare la mia sensibilità, deve essere esclusa dall'insegnamento pubblico. E' uno degli aspetti del “tempo della grande incertezza” che Julián Carrón, da dodici anni alla guida di Comunione e Liberazione, esplora in un dialogo con Andrea Tornielli, come scenario e occasione dei cristiani per annunciare il Vangelo. 'Dov'è Dio?', titolo del volume edito da Piemme, è stato anche l'occasione per un incontro a più voci convocato giovedì sera dal sindaco Dario Nardella in Palazzo Vecchio e moderato dal costituzionalista Andrea Simoncini, con Carrón, Tornielli e Olivier Roy, islamologo e docente dell’Istituto universitario europeo. Nel tempo degli scarti, frutto amaro di un modello di sviluppo e di relazioni che Papa Francesco ha messo in discussione, “l'imprevisto disturba”, osserva Carrón, e si cerca disperatamente di non farsi disturbare. Il corollario è quello di non volersi “lasciare ferire dall'altro”. Se proviamo a decifrare il presente si deve prendere atto, come nota Roy, che il più delle volte “i tentativi di formare delle comunità di persone si basano non sull'apertura ma sulla chiusura”. Questi sono in fondo i “saved spaces”: spazi dove nessuno ti contraddice, dove “quelli che ne fanno parte si rifiutano di ascoltare quanti non la pensano come loro”. C'è spazio per Dio in un mondo che imbocca queste strade? Tornielli registra come alcune tentativi di trasmettere la proposta cristiana difettino di lungimiranza: la comunicazione della Buona Notizia non passa attraverso una strategia di marketing o modalità normative. La Chiesa “non è una corporation di cui il Papa è l'amministratore delegato”. La risposta è altrove e il libro lo sottolinea. E' il nocciolo del movimento di Cl e del carisma del fondatore, don Giussani: il Cristianesimo è l'incontro con una persona, prima che con una dottrina. E allora se l'attitudine è quella di guardare comunque con simpatia agli altri, il tempo dell'incertezza, nel quale si vive sotto la pressione delle circostanze, è anche quello – avverte Carrón - di “essere cristiani senza nessun altro punto di appoggio che l'esperienza stessa”, di essere testimoni di una vita che affidata al Vangelo e a quello che indica, offre al prossimo, anche a chi sta nei “saved spaces”, una proposta libera e piena di significato, in grado di parlare a quel bisogno di “esperienza e compimento” che è in ogni persona. Si può mostrare nella propria esperienza la bellezza di una vita piena, senza costrizioni e “questo è più ragionevole, più umano”.