L’appuntamento con la Storia
Quelle rare volte che ci avviciniamo al Medio Oriente usiamo in genere le lenti dei luoghi comuni. Bisogna proprio scavare nei ricordi del liceo per riportare alla luce gli accordi Sykes-Picot e poi arrendersi all'evidenza di fermarsi solo al titolo.
Il Medio Oriente è un paragrafo inserito nel libro delle grandi semplificazioni, best seller sempreverde. Da quando poi si tende a “clandestinizzare” l'altro, quasi ci si compiace di non capire, di non cogliere l'occasione di comprendere a partire non solo dai libri ma da chi la Storia la porta sotto casa. Al festival 'Middle East Now', svoltosi a Firenze, il vissuto del Medio Oriente si coglieva attraverso cinema, arte ed espressioni culturali, non di rado – e non potrebbe essere altrimenti – nella “contaminazione” tra mondi diversi e su quella linea di frontiera – tra Medio Oriente ed Europa - che vede il sofferto incontro tra chi fugge e chi accoglie: incontro “criminalizzato”, ritenuto spesso fastidioso, perché in fondo impedisce di fare geometria sulla vita degli altri. Non solo: apre gli occhi sul fatto che se non si soccorre c'è chi muore e finisce in fondo al mare o ai fiumi o nel pericolosissimo spazio che rimane tra le ruote di camion che dovrebbero portare verso la libertà.
La vicenda raccontata in 'Humanity on Trial', di Jonas Bruun, è particolarmente significativa. Salam Aldeen, giovane danese di padre iracheno, colpito dall'arrivo dei richiedenti asilo in Europa, va in Grecia, a Lesbo, per aiutare a salvare quelli che rischiano di naufragare nell'Egeo. Una notte, mentre cerca di ritrovare in mare una famiglia dispersa, viene arrestato e accusato di traffico di esseri umani. Salam non ha passato un bel periodo in quella che è storicamente la patria della democrazia. La sua vita era sospesa al giudizio della Corte, che avrebbe dovuto stabilire se salvare vite umane è un reato. Il suo Paese non si è dato tanto da fare (qui si dovrebbe aprirerebbe una riflessione sull'egoismo di una parte dei civilissimi Paesi del nord Europa) ma oggi Salam è libero e, come ha raccontato a Firenze, continua a prendersi cura dei profughi. Lui non ha perso l'appuntamento con la Storia.