L'ora di Religione

Nessuno si salva da solo

Roma, 20 ottobre 2020 - Nei brani proposti dalla liturgia che accompagna la Chiesa in questi giorni vi è la lettera di Paolo ai cristiani di Efeso, nell'odierna Turchia, nella quale parla dell’azione venefica delle ‘Potenze dell’aria’. Il riferimento è a potenze angeliche deviate e al loro principe. Oggi possiamo riconoscere in quelle potenze dell'aria e nell'aria anche l'invisibile virus della pandemia che rende paradossalmente globali, per certi versi livellati dalla debolezza che irrita, in modo tragicamente ridicolo, chi si si sente in sé salvaguardato, come se la vulnerabilità riguardasse sempre gli altri. E accanto c’è un virus non meno vivo che attecchisce nella frustrazione, come quello che attrae nella radicalizzazione fondamentalista tanti giovani. E’ la vicenda spaventosa del professore ucciso in Francia.
I leader religiosi, sorretti da quello che è stato chiamato ‘spirito di Assisi’, un vero e proprio artigianato levigato negli anni a partire dall’incontro voluto da Giovanni Paolo II nel 1986 nella città di Francesco e condotto da Sant’Egidio lungo nuove tappe da 34 anni, si sono ritrovati in Campidoglio a Roma, per portarsi al livello interiore l’uno dell’altro, cogliere le motivazioni profonde che spingono le fedi a rispondere anche alle malattie del nostro tempo. Con Papa Francesco, il patriarca di Costantinopoli Bartolomeos, il rabbino capo di Francia Haim Korsia, il segretario generale del Comitato superiore della Fraternità umana Mohamed Abdelsalam Abdellatif, il buddista Shoten Minegishi, il Presidente Sergio Mattarella e il fondatore di Sant’Egidio Andrea Riccardi, uniti in un appello chiaro: nessuno può salvarsi da solo, “nessun popolo, nessuno”, nel pianeta pieno di connessioni ma ferito, che rischia di smarrire il senso della fraternità anche per l’assenza dei gesti affettivi e di cordialità efficacemente definiti da Heinrich Bedford-Strohm, presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania, “segnali fisici di connessione”. La verità è che non ci sono più “gli altri”, ma un “grande noi”, minacciato da una risposta egoista alla pandemia, speculare alla riabilitazione della guerra come presunta strada di risoluzione dei conflitti. “Guardiamo insieme alle vittime sottoscrivono i leader religiosi - Ci sono tanti, troppi conflitti ancora aperti… Ai responsabili degli Stati diciamo: lavoriamo insieme ad una nuova architettura della pace… uniamo già oggi gli sforzi per contenere la diffusione del virus finché non avremo un vaccino che sia idoneo e accessibile a tutti. Questa pandemia ci sta ricordando che siamo sorelle e fratelli di sangue”. Come è vero che nessuno si salva da solo, lo è altrettanto che “nessuno può sentirsi chiamato fuori. Siamo tutti corresponsabili”.
C’è differenza, ha sottolineato Papa Francesco nella sua omelia alla preghiera dei cristiani, che ha preceduto il momento comune dei capi religiosi, tra avere compassione e voglia di miracoli: “Forse anche noi a volte preferiremmo un dio spettacolare anziché compassionevole, un dio potente agli occhi occhi del mondo, che s’impone con la forza e sbaraglia chi ci vuole male. Ma questo non è Dio, è il nostro io… Com’è facile criticare, parlare contro, vedere il male negli altri e non in se stessi, fino a scaricare le colpe sui più deboli ed emarginati… Dio non viene tanto a liberarci dai problemi, che sempre si ripresentano, ma per salvarci dal vero problema, che è la mancanza di amore. E’ questa la causa profonda dei nostri mail personali, sociali, internazionali, ambientali. Pensare solo a sé è il padre di tutti i mali”.
“Le religioni non vogliono la guerra, anzi smentiscono quanti sacralizzano la violenza”, ha detto poi nel suo discorso a tutti i partecipanti al convegno di Roma. Il Grande Imam di Al-Azhar Al-Tayyeb, che con Papa Francesco ha firmato a febbraio il Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune, ha inteso commentare in un messaggio inviato ai partecipanti dell’incontro l’omicidio del Prof. Paty a Parigi: “Dichiaro davanti a Dio onnipotente che io dissocio me stesso e i precetti della religione islamica e gli insegnamenti del profeta Maometto…- da questo peccaminoso atto criminale e da tutti coloro che perseguono questa ideologia perversa e falsa. Allo stesso tempo confermo che insultare le religioni e abusare dei simboli sacri sotto lo slogan della libertà di espressione, rappresenta una forma di ambiguità intellettuale e un esplicito appello all'immoralità. Questo terrorista e la sua gente non rappresentano la religione di Maometto… proprio come il terrorista neozelandese che ha ucciso i musulmani nella moschea non rappresenta la religione di Gesù…”.
Per parte sua il gran rabbino di Francia Haim Korsia, nel commentare la nuova enciclica di Francesco ‘Fratelli tutti’, ne ha evidenziato il richiamo a “tre principi che mi sono cari, Libertà, Uguaglianza e Fraternità, come un omaggio alla vocazione della Francia di sentirsi responsabile di tutte le miserie e di tutte le speranze del mondo. E’ ancora una volta il principio di responsabilità verso l’altro che si esercita”.
Per Marco Impagliazzo, presidente di Sant’Egidio, occorre non scoraggiarsi, non rimanere storditi e spaesati, “dopo questi muri così duri e difficili, che stanno anche provocando una grande crisi economica e sociale che tocca la vita di molte persone e rende tutti più poveri”. Nuove guerre si sono aperte, “tuttavia – spiega Andrea Riccardi, fondatore dell’ “Onu di Trastevere” - dobbiamo riconoscere che anche nuove paci sono state possibili”. Si possono spezzare le “catene fatali”, anche quelle che porta il covid mentre aleggia sulla casa comune. “È finito il tempo della moda ecologica – ha detto Bartolomeos - della sua idealizzazione o peggio della sua ideologizzazione. Inizia il tempo dell’agire… Nella casa comune fraternità e pace non sono elementi di integrismo religioso o culturale, ma vera libertà che ci fa comprendere in questa ora buia della terra che ‘Nessuno si salva da solo’”. Si è esasperata nell’indifferenza tanta intolleranza: “Siamo stati scioccati – ha scritto Al Tayyeb - nel vedere nuove forme di discriminazione a causa del Coronavirus, al punto che abbiamo sentito appelli ad abbandonare alcuni gruppi di persone al loro destino per offrire le cure prioritariamente ad altre persone, abbiamo sentito voci che chiedono di testare il vaccino su un certo gruppo di persone, sono voci che attestano solo la disumanità da parte di chi le pronuncia”. C’è ancora chi al mondo continua considerare esseri umani come virus da eliminare, i condannati a morte, su cui ha richiamato attenzione Shoten Minegishi, giapponese, direttore dell’Ufficio Europeo del Buddismo Soto Zen: “Sono fermamente convinto che la violenza e le guerre nascano dal comportamento degli esseri umani. Disarmiamo insieme il nostro cuore e percorriamo questo cammino, compiendo un ulteriore passo verso il mondo che cerchiamo, un mondo di fraternità e di pace”.

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