Il “noi” che non va tanto
Una collezione di pensieri e appunti sparsi nel tempo del Covid 19 (e mentre si cerca di uscirne)
Il "noi" che non va tanto. Essere un “noi” oggi non va tanto. Si vive in modo talmente radicato nella forza di se stessi che quando uno “cade”, questo avviene spesso in modo proporzionale alla solitudine e alla antipatia accumulata negli anni. La testimonianza dei discepoli di Gesù è invece quella di un “noi” che non si lascia distrarre. Testimoniano, ascoltano. E' difficile che possa essere efficace con discorsi complicati, con formule. Invece imparare a parlare “per parabole”. Il discepolo che non vuole bene comunica poco.
Circa la festa della “Esaltazione della croce”. La cronaca oscilla tra esaltazione, esibizione, “depressione” in cui cadono i poveri e gli scartati. La “depressione” più bassa è quella della guerra. Cosa fare in questi casi di fragilità personale e corale?
Fare come l'anziano Nicodemo: uscire quando tutti sono fuggiti e si sono ritirati, andare sotto la croce, prendersi cura anche di un corpo senza vita. La croce, per chi ha voluto accorgersene, ha illuminato il tempo del Covid.
Senza accoglienza si tradisce la città. Tra i “pensieri malvagi” identificati da Evagrio Pontico e riportati in una bella edizione della comunità di Bose, figura quello che “ci impedisce di prestare al fratello perché sicuramente non è in grado di restituire”. D'altra parte “per mezzo dell'elemosina” si è sciolti dai pensieri di avarizia. Un mancato controllo di sé, l'assenza di compassione, comporta un atteggiamento simile a quello – dicono gli antichi padri della Chiesa - “di uno che tradisce la città”. Ebbene, senza accoglienza si tradisce la città. Dal 2007-2008 più la metà della popolazione mondiale vive nelle città e ad esse, a quelle identificate con il benessere e la civiltà, cercano di approdare dopo viaggi incredibili, centinaia di migliaia di persone.
Accogliere, “colligere”, raccogliere, talvolta letteralmente, come accade, putroppo non sempre, in mare.
“Accogliere”, “accoglierli” è misurarsi in modo intelligente con un fenomeno strutturale che accompagna l'umanità. L'accoglienza ci richiama istintivamente agli immigrati, anche se non è un termine che debba essere riferito esclusivamente a loro. Guerre e profughi, emergenze climatiche, “ci portano” gli immigrati e la domanda di accoglienza. Se ne deve parlare, ma non va di moda. E' bella ma dà fastidio, un po' come l'espressione “compassione”, che richiede un'identificazione che non viene naturale fare.
"Al povero mi lega l'amore, non il tempo libero" (appunti da un incontro a Firenze con il Cardinale Matteo Zuppi nella dasilica di Santa Maria Novella, con i giovani della spiritualità domenicana, 30 aprile 2021).
Ritornando sulle parole ascoltate quella sera. Siamo digitali, epidermici, cioè non andiamo in profondità. “Navighiamo”.
La meditazione è fermarsi. Nella storia allora possiamo cogliere i segni dei tempi. Far sì “che la Parola del Signore illumini il tempo e la storia”.
La pandemia è stata un'immersione nel mondo malato. Abbiamo potuto scoprire il senso del limite. Papa Francesco ha detto: “Noi viviamo pensando di essere sani in un mondo di malati”. E' un vivere da matti. Invece siamo sulla stessa barca: lo abbiamo capito? L'amore evangelico è “prendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo”. Se capisco che questa è una proposta di amore, allora sì, vendo tutto. Noi invece facciamo mercanteggiamenti sconci con la Parola di Dio.
Al povero mi lega l'amore, non il tempo libero. Nella 'Fratelli tutti' il Buon Samaritano ha dato il suo tempo, non quello che avanza.
Pensare agli anziani. “I vecchi senza amore muoiono” è fisicamente vero. Chi è isolato, fisicamente sfiorisce. Tutti senza amore moriamo. Ma siamo ingannati dalla ricchezza e dalla sua ricerca. E' il pensare di stare bene per quanto posseggo e quando rompo il legame con gli altri. Perché Giuseppe è “castissimo”? Perché non possiede. Se tu vuoi trovare chi sei, devi trovare il prossimo. “La gioia non è costruirsi un altro mondo dove vivere isolati e in modo protetto, lontano dai drammi del nostro tempo, ma quella di costruire l’amore calandosi nel nostro proprio mondo e in questo nostro tempo, perché è soltanto l’amore la vera risposta al male”.