Quaresima, Settimana Santa e costruzione dei tempi nuovi
La società senza legami o degli affetti brevi si concentra sulla rappresentazione parziale della realtà e sui like o meno. È un frutto amaro del nostro tempo che sembra votato a una sorta di ritorno allo stato di natura con questa ricaduta ordinaria: "Il breve periodo e la massimizzazione dell’utilità personale diventano le linee guida della vita di ogni individuo" (Michele Silenzi). Essere un “noi” oggi non va tanto. Si vive in modo talmente radicato nella forza di se stessi che quando uno “cade”, questo avviene spesso in modo proporzionale alla solitudine e alla antipatia accumulata negli anni. La testimonianza dei discepoli di Gesù è invece quella di un “noi” che non si lascia distrarre, che resiste. Con tutti i loro limiti, gli amici di Gesù testimoniano, ascoltano. Quando vogliono bene sanno comunicare. D'altra parte è difficile che si possa essere efficaci con discorsi complicati, con formule. Invece si tratta di imparare a parlare “per parabole” radicate nel vissuto. Il discepolo che non vuole bene, che non si prende cura delle ferite di Gesù, comunica poco. La Settimana Santa sigilla il tempo del ritorno, la Quaresima, a un cuore che sa fermarsi e uscire da sè, prendersi cura di quelle ferite, riscoprire la propria piccolezza di fronte all'ingombranza di "Io" e dei tanti io che alzano la voce o che sono silenziosi perché indifferenti.
Quella della Quaresima e della Settimana Santa è attesa costruttiva di una vita nuova, più umana, più vera, riemergendo dal mondo malato della pandemia e aprendo gli occhi su quello accecato dalla guerra.
(analoghe considerazioni pubblicate sul nuovo numero de 'La voce di San Donato')