Un piano strategico
Il nostro tempo suscita molti desideri e una grande insoddisfazione; si cerca sempre la cosa successiva come se la scansione delle ore non esistesse e in qualche modo tutto fosse uguale. La cultura “dell'io” fa vedere come urgenti solo i propri interessi. Talvolta si è come abitati da desideri suscitati altrove, come un'applicazione che si apre e va ad occupare il terreno. Ricordare, avere gratitudine, non cedere al malanimo, avere lo sguardo sugli altri senza disprezzo, blocca questi veleni che manifestano il loro portato amaro talvolta dopo molto tempo. Produrre frutti buoni è essere radicati nel Vangelo e non volere prevaricare, non guardare ad esempio negli altri con senso di superiorità quei difetti che non vogliamo vedere in noi stessi e che, forse proprio per questo, un po' ci sdegnano quando li ravvisiamo negli altri. Chi vuol bene a Gesù e cerca con lui un rapporto personale (anche da non credente) pone su questo fondamento la propria vita e dà buoni frutti. Le grandi città si dotano amministrativamente di “piani strategici”. E un nostro buon piano strategico per rifondare nella simpatia i rapporti personali con il prossimo?