Una banalità chiamata “peccato”
Leggere il Vangelo è come se Gesù si fermasse davanti alla vita ordinaria di ciascuno, vita preziosa e percorsa dal “peccato”, un termine banalizzato proprio perché non si vuole prendere atto della sua estensione, del suo essere zizzania in mezzo al campo di grano della vita. Il peccato è quell'istinto a prevalere, quel cedere alla forza e all'accondiscendenza verso se stessi anche quando si sbaglia e si ha il cuore diviso; è una “malattia” che si manifesta con molti e diversi sintomi, per curare i quali il Vangelo è davvero un farmaco. L'esercizio dell'ascolto crea la mitezza, questa perseveranza non violenta a seguire gli orientamenti del Vangelo senza cedere alla presunzione della forza, al sentirsi comunque migliori, ad avere sempre ragione.