Sarajevo, segni di pace dalla Gerusalemme dei Balcani
Al via il grande incontro internazionale dal 9 all’11 settembre promosso dalla Comunità di Sant’Egidio insieme alla Comunità Islamica in Bosnia e Erzegovina, alla Chiesa Serba Ortodossa, all’Arcidiocesi di Vrhbosna-Sarajevo e alla Comunità Ebraica. Atteso il premier Mario Monti. Messaggio di Benedetto XVI
Venti anni fa erano scelte come bersagli e su di esse si scaricava la furia della disgregazione dei Balcani: la chiesa, la moschea, la sinagoga, simboli dal ’92 al ’95 dello scontro etnico, dentro Sarajevo. Sarajevo, luogo della scintilla fatale che incendiò l’Europa con la prima guerra mondiale e, nel decennio finale del secondo millennio, luogo dell’assedio da parte delle forze serbo-bosniache.
Dunque Sarajevo e le ferite della guerra. Ma oggi, attraversando quelle porte del cielo che sono i luoghi sacri, trovi sulle bacheche, agli ingressi, sulle panche, un altro programma: ‘Vivere insieme è il futuro’. La Comunità di Sant’Egidio promuove insieme alla Comunità Islamica in Bosnia e Erzegovina, alla Chiesa Serba Ortodossa, all’Arcidiocesi di Vrhbosna-Sarajevo e alla Comunità Ebraica l’incontro mondiale per la Pace “Living Together is the Future. Religioni e Culture in Dialogo”, da domenica 9 settembre all’11 settembre 2012. E’ il primo evento comune voluto da tutte le comunità religiose dopo la guerra di Bosnia. Sarajevo, la Gerusalemme dei Balcani, senza dimenticare il passato, si propone come paradigma della convivenza. D’altra parte Sarajevo è da secoli anche simbolo della convivenza, oltre che dello scontro. Un crocevia in cui i canoni architettonici mitteleuropei si coniugano visibilmente con l’Oriente, in cui sulla stessa strada puoi trovare, a pochi metri di distanza, sinagoghe, moschee, chiese.
In questo luogo plurale convergeranno domenica, al meeting di Sant’Egidio, Irinej, patriarca della Chiesa Serba ortodossa, insieme a Mustafa Ceric, Gran Muftì di Bosnia e Erzegovina, con il cardinale Vincko Puljic, arcivescovo di Vhrbosna-Sarajevo, e Jacob Finci, Presidente della Comunità ebraica di Bosnia ed Erzegovina. E con la loro voce, attraverso un messaggio, si sentirà anche quella di Benedetto XVI.
Sabato mattina il Papa Benedetto XVI ha ricevuto a Castel Gandolfo Andrea Riccardi fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, presidente della comunità, e l’arcivescovo Vincenzo Paglia, Presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Nel corso dell'udienza sono stai affrontati temi relativi al dialogo tra le religioni e all'ecumenismo, parlando anche dell’appuntamento di Sarajevo.
L’incontro nei Balcani rappresenta un fatto unico, che smuove anche le acque della geopolitica, che parla di Europa e non solo, tra storia e futuro. Non a caso saranno qui anche il premier italiano Mario Monti, il Ministro per la Cooperazione internazionale e l'Integrazione, Andrea Riccardi, e il Presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy. Leader religiosi - come il metropolita ortodosso Kirill e le molte e qualificate voci dell’Islam dall’Egitto, dal Libano e dal Pakistan - e leader politici individueranno piste operative in circa 30 confronti sugli scenari più delicati, nevralgici, del pianeta. La Bosnia, lo sappiamo, è uno di questi.
In un libro-intervista con Puljjc curato da Roberto Morozzo Della Rocca, ‘Cristiani a Sarajevo’, è stata fotografata la crisi della presenza cattolica in Bosnia-Herzegovina dopo la guerra. Oggi, conformemente agli accordi di pace di Dayton del 1995, è uno Stato unico che si compone di due entità: la Federazione croato-musulmana e la Repubblica Srpska. All’interno della prima si è originato un esodo dei cattolici che, per le discriminazioni, sono andati via a migliaia ogni anno. “Nel 1991 - spiega Morozzo Della Rocca - alla vigilia della guerra, i cattolica erano qui 820 mila, il 17 per cento della popolazione. Oggi sono appena 460 mila, il 9 per cento degli abitanti. Al contempo i serbi sono passati dal 33 per cento al 37 e i musulmani (bosgnacchi) sono giunti nel 2005 a superare il 50 per cento della popolazione”.
Eppure, sorprendentemente, sabato pomeriggio, nella liturgia celebrata dal cardinal Puljic è intervenuto il patriarca serbo ortodosso, Irinej. La prima volta, in secoli di storia, un fatto nuovo che prelude ad atteggiamenti e visioni nuove.
“Dio non fa preferenze - ha sottolineato Puljic, portando il suo saluto, nell’omelia, come “uno che ha vissuto ed è sopravvissuto a questa brutale guerra” - Molte disgrazie hanno colpito le persone di questo paese. Oggi preghiamo perché il Signore guarisca tutte le ferite. Non voglio soffermarmi sui momenti bui …. La preghiera è stata forza per sopportare gli orrori della guerra, però adesso sempre di più si stende la nuvola della disperazione. Ecco perché è importante che da questa città parta il grande messaggio di speranza, il messaggio di energia positiva, che dice: le diversità non sono uno svantaggio ma una risorsa. Da questa diversità, infatti, nasce il bisogno di costruire un mondo in cui nella convivenza e nella tolleranza si possa sperare in un futuro migliore .... Siamo consapevoli di non essere i padroni di noi stessi… facciamo parte di una grande famiglia”.
Sono segni e parole di una consapevolezza che si allarga, che si acquisisce in questa terra ferita, che non vuole rinunciare ad essere simbolo di convivenza. Domenica, nella giornata inaugurale, verrà consegnata la Haggadah di Sarajevo – testo narrativo della liturgia ebraica - a Oded Wiener, rappresentante del mondo ebraico in qualità di Direttore generale del Gran Rabbinato di Israele.
Michele Brancale
In allegato il programma dei lavori del meeting di Sarajevo SARAJEVO_2012_Religioni_e_culture_in_dialogo
Per ulteriori informazioni e approfondimenti:
Notizie sull’Incontro Internazionale : http://www.santegidio.org/pageID/2461/SARAJEVO_2012.html
Marco Impagliazzo: http://www.marcoimpagliazzo.it/
Andrea Riccardi: http://www.santegidio.org/int/oratori/id/11/Andrea_Riccardi.html oppure http://www.andreariccardiministro.it