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Prosit. Tra Nebbiolo e Pinot Nero

di MARCO NANNETTI

 

NON HO mai condiviso e tantomeno capito l’astio e la diatriba tra Italia e Francia nel mondo agricolo, in particolare in quello vinicolo dove in realtà ci sono molti punti di dialogo e specialmente nel fare il vino ci sono diversi enologi italiani che lavorano in Francia e viceversa. Tra l’altro questa fattiva collaborazione e la reciproca stima tra professionisti del settore non è recente, quindi non è da attribuire all’attuale importanza che i nostri produttori hanno raggiunto nel mondo, ma è di vecchia data. L’esempio del Barolo è eclatante poiché nasce dal connubio tra Italia e Francia che insieme hanno ‘creato’ questo vino che oggi fa tremare tutti i più grandi competitor. Il grande merito è di Camillo Benso conte di Cavour che si avvalse della collaborazione dell’enologo Luis Oudart per trasformare il Nebbiolo, che fino a quel momento dava vita ad un vino dolce, in un superbo vino secco grazie all’attuazione di un nuovo metodo di vinificazione già adottato in Borgogna e a Bordeaux. Anche adesso il Barolo continua a specchiarsi con la Borgogna e in effetti con una degustazione approfondita si può riscontrare una notevole somiglianza tra il Nebbiolo delle Langhe e il Pinot Nero della Borgogna: non sono troppo carichi di colore e nemmeno di profumi ma hanno una longevità imbarazzante ed un fascino esclusivo. Uno è italiano e l’altro francese. Ma si può forse affermare che sono stati concepiti dallo stesso padre? Prosit!

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