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di CiBo

Più uva, meno Iva

di Marco Nannetti

NON si può certo dimenticare né ignorare il “peso” del vino nella nostra società. E’uno dei pochi prodotti made in Italy che si è consolidato in tutte le principali nazioni, anzi spesso risultiamo esserne i primi esportatori. E’ innegabile che negli ultimi anni nel nostro Paese l’enologia abbia avuto una forte accelerazione economica ma anche un’importanza sociale non da poco offrendo ai giovani stimoli ed opportunità per non abbandonare la terra, anzi trasformando un’attività “secondaria” in una professione ambita. Il vino si trascina dietro valori umani e aggreganti unici, infatti una bottiglia di vino fatto nella maniera adeguata permette di entrare nelle tavole più importanti del mondo. Altro aspetto da non sottovalutare è quello del settore turistico. Le terre del vino sono una grande attrattiva anche per gli stranieri. Inoltre, anche se il tema è delicato e controverso, ci tengo a sottolineare che un consumo responsabile del vino non provoca danni ma benefici al nostro corpo.
Tutto ciò per sottolineare il mio disappunto sul fatto che il vino continui ad essere considerato come prodotto alimentare di categoria B sul quale grava l’handicap dell’Iva al 22% che ne condiziona inevitabilmente il prezzo di vendita. Non potrebbe avere l’Iva al 4% come l’olio oppure al 10% come il cioccolato? Il vino è un prodotto di largo consumo ma trattarlo come una Ferrari mi sembra assolutamente esagerato. Prosit

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