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di CiBo

Prosit, non complicatevi troppo l’assaggio

di Marco Nannetti

LE DISCUSSIONI e i pareri contrastanti sul gusto del vino stanno aumentando sempre più. Dopo l’assaggio non ci si sofferma a fare un’attenta disamina delle caratteristiche del vino e delle sensazioni percepite ma ci si tuffa nell’immenso oceano dell’indescrivibile e dell’indecifrabile. In particolare sempre più spesso di fronte a un buon prodotto si è prevenuti e non si esprime un giudizio sereno. Dopo aver bevuto un piacevole Pignoletto il commento immediato è che sicuramente è stato tagliato con del Traminer, assaggiando un Albana di Romagna secco si mette in dubbio che sia veramente Albana poiché risulta diverso da quello che si ricorda, oppure ancora un buon Sangiovese di Romagna ma con una cessione cromatica molto cupa deve per forza essere fatto con del Merlot o del Montepulciano. Credo che entrare nella tematica di come dovrebbero essere i vini sia come ficcarsi in un ginepraio e sono certo che l’essere mal disposti non porta da nessuna parte, offusca l’obiettività e a volte fa parlare a vanvera. È come la diatriba tra i vini a gusto internazionale e quelli con un gusto più mediterraneo: non credo che i vini morbidi e fruttati siano più adatti per il mondo anglosassone e americano mentre i più tannici e ruvidi per i Paesi del bacino del Mediterraneo. L’importante è assaggiare con coscienza, senza fare troppi voli pindarici sul contenuto o sul percorso di vinificazione, poi se un vino piace, tanto meglio. Il resto sono ‘rumors’ che non portano da nessuna parte. Prosit.

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