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Prosit, vanno premiate solo le vere eccellenze

di Marco Nannetti

Anche il mondo dell’enologia si sta adagiando all’andamento dell’attuale società caratterizzata da un generale appiattimento dei meriti, dove non viene premiato chi si distingue per impegno e capacità e le aspettative vengono spesso deluse. Sono uscite le guide che dovrebbero dare le ‘pagelle’ al lavoro svolto quest’anno dalle aziende vinicole e sono rimasto deluso dalla prima disamina dei voti. Viene dato il massimo del punteggio a un Lambrusco oppure a una Falanghina e quando va bene sono gli stessi premi che prende un Barolo, un Brunello di Montalcino oppure un Amarone. Quando va male, questi ultimi non vengono neanche premiati.

Ma questa ‘inversione di marcia’ non riesco proprio a capirla, anzi rischia di rovinare trent’anni di faticoso lavoro fatto da tutti per cercare di valorizzare un settore determinante per il nostro Paese. E ci siamo riusciti, ma adesso, in questo momento di contrazione economica, si vuole far passare il messaggio che i vini italiani migliori sono quelli a basso prezzo? Dissento totalmente. Tutte le aziende che fanno sacrifici in vigna, eliminando uva e selezionando il fiore del mosto per portare sul mercato vere eccellenze, sono buggerate e non premiate solo perché il loro prodotto «costa tanto»? I vini meno importanti sono determinanti poiché sono quelli che si bevono tutti i giorni, ma quando si tratta di premi il risultato deve essere rivolto unicamente a riconoscere i migliori. Prosit

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