CiBo

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di CiBo

Bere tutti, bere bene

CON L’INIZIO dell’anno anche le aziende vitivinicole avviano nuove programmazioni per cercare di stimolare un mercato interno caratterizzato da un consumo stagnante del vino. In realtà sarebbe meno complicato abbandonare la presa e l’impegno e indirizzare tutte le energie verso il mercato estero dove il trend delle vendite è positivo e in crescita. Capisco che è difficile lasciare il certo per l’incerto ma non si può abbandonare la nostra piazza e prenderla persa, bisogna trovare il bandolo della matassa e far ripartire il consumo. Non penso sia tutta colpa della crisi o dell’etilometro e neanche che l’italiano si sia disinnamorato del vino: noi siamo mediterranei, latini, etruschi e la nostra bevanda è e sarà sempre il vino. Sono convinto che questo andamento negativo stia finendo e che presto assisteremo a un cambio di passo aiutati anche da un’insperata vitalità riscontrata in consumi che sembravano dimenticati o ignorati. Fino a poco tempo fa nelle trattorie dovevano ‘parlare’ solo i piatti e al vino non si dava importanza, quasi fosse un optional di lusso, ma ora che sono frequentate anche da clienti che desiderano bere un vino modesto ma di qualità, stanno facendo capolino le prime bottiglie e con consumi rilevanti. E anche nei nuovi ristoranti di cucina orientale si beve vino italiano. Questi sono segnali che dimostrano l’errore fatto per anni di cercare di posizionare i vini principalmente in locali altolocati dove però i numeri non ci sono. Il vino non va messo in vetrina ma sul tavolo. Prosit

di Marco Nannetti

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