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di CiBo

Yoshi, fritto di fiori di zucca ripieni di tartare di gambero

PER QUALCUNO è già un giapponese che sembra davvero un giapponese». Perché effettivamente qui a Bologna c’è una ricca narrativa di ristoranti dedicati alla cucina del Sol Levante (non tutta, solo quella più di tendenza con le barche di sushi, maki e sashimi a solcare le acque del gusto italico) aperti da proprietari cinesi e un’occhiata ai menu, da parte di chi un po’ in giro per il mondo o anche a Tokio o Osaka ha mangiato, rivela delle falle. Anche Yoshi, il nuovo arrivato sulla via Emilia verso San Lazzaro in un edificio simile a un monolito postmoderno, ha una gestione cinese, ma uno dei soci, l’uomo di mondo e di tavole internazionali Xia Hongxi, ha dimostrato che si può fare la differenza anche in Italia, iniziando ad aprire ristoranti nel 1994 e facendo continua ricerca su cotture e ricette.
ANCHE qui troverete le barche, certo, ma anche tanta cottura alla piastra (riso alla piastra con calamari e gamberi è superbo), gli udon e i soba che sono di grano saraceno e una serie di piatti caldi (Yakimono) come il merluzzo alla piastra o un fritto come fiori di zucca ripieni di tartare di gambero. C’è il tempura di granchi molli e i gyoza, che sono una ricetta molto casalinga. E se proprio volete osare c’è l’astice uramaki, puro massimalismo gastronomico da accompagnare deliziosamente con un Franciacorta Satèn Lantieri.
DOPOYoshi, penso che Bologna sia pronta al prossimo step sulla cucina giapponese, ovvero una trattoria con le specialità casalinghe che non si trovano mai sulle tavole, più interessate alle preparazioni didascaliche o al remix gourmet. Cena dai 20 ai 40 euro.

Benedetta Cucci

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