L’Orsa concede il bis, partendo dalla sfoglia
di BENEDETTA CUCCI
E L’HA CAPITO l’Orsa lo capiranno anche gli altri? Cosa? Ma certo, che si può aprire un ristorante fuori porta. Che non si vive solo di centro città – qui a Bologna – dovrebbe essere già chiaro, semplicemente guardando le esperienze interessanti lontano dalle due torri e ubicate oltre i viali. Poi però, se esaminiamo la situazione con attenzione, ci rendiamo conto che forse «solo» un locale storico e di chiara fama come l’Osteria dell’Orsa poteva gettarsi nell’avventura in via Andrea Costa e prendere al volo lo spazio lasciato dalla gestione precedente che era durata nemmeno un anno. Quindi, tornando all’interrogativo iniziale, forse non è ancora tempo di credere nelle «audaci» imprese fuori porta, a meno che non si faccia qualcosa di piccolo da vivere progettualmente come una «start up» dell’intraprendenza eno-gastronomica. Oppure, va bene osare se si ha già un nome che richiamerà pubblico. Ed è proprio il caso dell’Osteria dell’Orsa che da qualche settimana ha aperto in fretta e furia la sua seconda sede – oltre a quella in via Mentana – in questo spazio che porta ancora i segni di un passato poco fastoso. Solo qualche giorno fa è arrivata l’insegna nuova. Tra qualche tempo si passerà anche alla «bonifica» scenografica, perché l’arredamento attuale, più vicino alla mensa che all’accogliente osteria, non è quello che ci aspetteremo dalla storica Orsa. Il menu, invece, è una certezza: molto bolognese e all’insegna della sfoglia fatta in casa (dai 9 ai 15 euro) , con tortellini, tagliatelle al ragù, pappardelle con sugo d’anatra. Tra i secondi cotoletta, costine di maiale in umido e per i vegetariani le uova al tegamino con verdure di stagione. Finale con cheesecake memorabile.