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Il miracolo dei passiti

di MARCO NANNETTI

NON CAPISCO quale sia il motivo per cui spesso i vini dolci vengono considerati vini di seconda categoria e, essendo facili da bere, vini da ragazzini. Al contrario il vino dolce è nobile e di difficile costruzione, è un prodotto che necessita di un’attenzione doppia in campagna e in cantina. Per ottenere un’elevata concentrazione di zuccheri si ritarda il periodo della vendemmia con tutti i rischi che ne conseguono oppure, una volta raccolte, le uve vengono depositate su graticci dove appassiranno lentamente perdendo il più possibile la parte acquosa. A seconda del procedimento seguito si ottengono prodotti molto differenti sia di gusto che di prezzo, a partire dalla Valle d’Aosta fino alla Sicilia. Le sfaccettature dei vini dolci variano dal più semplice Moscato d’Asti, fragrante, profumatissimo e anche leggermente frizzante, al Verduzzo passito della zona di Ramandolo in Friuli, alla nostra stupenda Albana passita dall’incredibile colore dell’oro liquido talmente lucente che sembra avere il sole imprigionato in bottiglia. Per passare ai rossi Sagrantino passito e Recioto della Valpolicella, senza dimenticare il Moscato di Pantelleria e la Malvasia delle Lipari che trasmettono perfettamente il calore e i profumi della Sicilia. Tengo a precisare che per essere sicuri di bere un vino pregiato bisogna accertarsi che sia un vino dolce naturale non liquoroso. I liquorosi sono addizionati con alcol o mosto e si riconoscono dalla fascetta sul collo della bottiglia dello Stato Italiano, come hanno i liquori. Prosit!

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