Expo: stile, classe e vodka
di MARCO NANNETTI
MI RITROVO ancora una volta ad affrontare l’argomento Expo. Le ‘sinfonie’ che si sentono a sfavore sono che non ci va nessuno, tutto è finto, sembra un parco giochi, ovunque chiedono soldi, è scomodo l’arrivo, insomma un grande flop. Bene, parto dall’ultimo disappunto: il treno Frecciarossa con fermata Rho si ferma a quattrocento metri dall’inizio della manifestazione. Di gente ce n’è, eccome, ho visto file di ore per entrare nei padiglioni che non sono quelli normali di una fiera, ma l’esplosione della migliore tecnica artistica, architettonica e avveniristica che si possa immaginare. Posso condividere l’idea di essere in un grande Luna Park dove tutti sono sorridenti, meravigliati e curiosi di conoscere e vivere realtà completamente differenti dal proprio mondo. Sembra proprio un grande gioco ma con una nota di professionalità che è il filo conduttore di tutta la manifestazione. Di falso non ho visto nulla. Anche il ristorante dove sfilano i più grandi cuochi del pianeta è molto curato. Senza parlare della terrazza Martini dove regnano classe ed eleganza e il meglio dei barman sfoderano sia cocktail classici che innovati. Se una nota dolente devo trovare, è proprio nel vino: la selezione non è malvagia, ma che la mescita sia delegata ad una spillatura meccanica invece che a persone, mi lascia perplesso. Esperienza indimenticabile, il ‘viaggio in treno’ sulla Transiberiana nel padiglione della Russia dove è possibile degustare bottiglie di vodka introvabili abbinate a una selezione di caviali incredibile. Prosit