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di CiBo

Prosit, illusioni in cantina

di MARCO NANNETTI

A SEGUITO del grande entusiasmo che si è abbattuto sul mondo alimentare, aziende vitivinicole, ristoranti, osterie, negozi specializzati in vini e salumi stanno vivendo un boom. Anche le più famose aste del mondo si interessano di vino, dando notizie di battute d’asta milionarie per qualche bottiglia di prestigio.
Come molti covano l’utopia di uno ‘zio d’America’ che all’improvviso lasci una grande eredità, tanti coltivano la recondita speranza di trovare nella cantina del caro defunto bottiglie d’inestimabile pregio. Ma, nella quasi totalità dei casi si tratta di oggetti senza valore se non quello affettivo, che purtroppo ben poco interessa.
Di frequente mi viene chiesto di valutare vecchie bottiglie di vino ritrovate chissà dove e mi rendo conto che spesso la verità non è ben accettata: se rispondo che sono bottiglie commercialmente prive d’importanza, si critica chi non c’è più poiché poteva berle o si poteva risparmiare di comprarle; o viene velatamente messa in dubbio la competenza della risposta.
Ma è bene sapere che specie gli spumanti e gli champagne sono molto delicati: se ben conservati hanno una tenuta solo di qualche anno. Le bottiglie che si valorizzano con il passare degli anni sono solo poche decine di etichette: dieci a Bordeaux, dieci in Borgogna, dieci in Italia. Consiglio di non cullare l’illusione di avere un tesoro economico in casa, ma di apprezzare maggiormente il valore affettivo legato al prezioso ricordo della persona che aveva stivato queste bottiglie. Prosit.

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