Il ‘contorno’ sottovalutato
di MARCO NANNETTI
PENSAVO che per stilare la scheda di un ristorante, da parte di un commissario di guida gastronomica, venissero presi in esame diversi fattori. Sembra invece che non funzioni proprio così. Leggendo e analizzando le relazioni dei ristoranti ci si accorge che non viene mai descritta la sala del locale, se è spaziosa e confortevole, se i tavoli sono apparecchiati con tovaglie ordinarie, di carta o di fiandra, non si fa cenno al tipo di stoviglie utilizzate né tantomeno si riesce a sapere se ci si avvale della figura del maître o del sommelier che cura la carta dei vini e li serve. È vero che l’elemento determinante per la valutazione è dato dalla sostanza, cioè dalla cucina, ma anche qui noto delle discrepanze tra quello che viene descritto e il giudizio. Per la maggior parte dei locali la descrizione è superficiale e anche se lo spazio a disposizione è limitato, il commento è troppo ‘leggero’ e spesso non corrisponde al voto finale. Schede con commenti entusiasmanti si concludono con un punteggio mediocre, mentre descrizioni quasi scoraggianti con un voto eccellente, sembra quasi non siano fatti dalla stessa persona. A questo punto credo che gli editori delle guide gastronomiche nazionali per essere più incisivi debbano fare uno sforzo diverso e puntare sulle guide regionali che potranno così essere più complete, capillari e magari limitate alla sola descrizione dei locali. Il giudizio gastronomico lo lascerei al cliente che alla fine è l’unico che conta. Prosit