Prosit, il vino bianco sconta un mediocre passato
di MARCO NANNETTI
PERCHÉ in Italia non riusciamo a produrre un vino bianco di altissima qualità? Per prima cosa voglio sgombrare subito il campo da interpretazioni sbagliate che un’affermazione del genere può suscitare: in Italia si producono molti vini bianchi di ottima qualità ma che non riescono a raggiungere il vertice qualitativo internazionale e ciò si evince dai risultati di varie degustazioni anonime dove i nostri bianchi risultano essere assolutamente inferiori. I vitigni che danno origine ai grandi vini bianchi sono chardonnay, sauvignon e riesling e si trovano in Borgogna, Alsazia e valle della Loira ma non sono esclusiva dei Francesi, li abbiamo anche noi. Tuttavia in Italia un vino come il Meursault, il Montrachet oppure un Corton Charlemagne non potrà mai nascere poiché non abbiamo le caratteristiche territoriali necessarie per creare vini con una potenza e longevità che invece hanno i vini d’Oltralpe. Poi c’è da considerare che il vino bianco italiano non ha alle spalle una cultura storica, anzi il contadino cercava di venderlo subito per avere risorse da investire sui vini rossi. Era il vino utilizzato per il consumo giornaliero della famiglia mentre difficilmente si beveva il rosso che era considerato, come in parte lo è, il vino della festa anche se non dissetante e poco beverino. Perché una volta il vino veniva consumato giornalmente e non come adesso un solo giorno alla settimana, così come un tempo il vassoio delle paste veniva comprato solo la domenica. Per il vino bianco sono stati fatti passi da gigante, ma per ‘stemperare’ i dogmi ci vogliono secoli, e spesso non bastano.
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