Da Grassilli, una viennese croccante e sottile
Il ristorante - di Mauro Bassini - Si può apprezzare un buon piatto di passatelli o di tortellini e la rilassante atmosfera di un locale anche senza conoscerne la storia. Ma a volte la storia aiuta. Questo piccolo e accogliente ristorante esiste dal 1944. Ovvero da quando una malattia alla gola convinse un ottimo tenore, Francesco Grassilli da Castello d’Argile, a dedicarsi all’altra sua grande vocazione: la gastronomia. Grassilli era il padre di Raoul, un signore dei teatri e degli sceneggiati della tv (dal Caso Maurizius al Mulino del Po) scomparso tre anni fa.
Da quasi vent’anni il testimone è stato raccolto da un bravo chef, Jacques Durussel, svizzero di Vevey, bolognese dal 1979. I muri della saletta sono un omaggio alla memoria, a quel bel mondo che si dava appuntamento qui: si pranza e si cena davanti a centinaia di foto, molte autografate. Pavarotti e Beniamino Gigli, la Callas, Paolo Grassi, ma anche Mina e un Gianni Morandi quasi bambino. Sotto gli sguardi immobili di un grande passato sfilano piatti saporosi, nel doppio binario di un menù bolognese e di un altro con tocchi francesi e internazionali. Primi su alti livelli. Cotoletta alla bolognese (orgoglio dello chef) o viennese (ampia, sottilissima e croccante), angus, petto d’anatra e terrines. Sapori decisi e calibrati da una mano esperta e sicura. Una lavagna suggerisce ogni giorno proposte di stagione, con frequente attenzione ai funghi. Menzione a parte per i dolci, che spezzano la monotonia della carta unica internazionale dei dessert. Buona la tarte tatin, memorabile il mont blanc. Carta dei vini funzionale e stringata (forse un po’ troppo nel comparto bianchi) con ricarichi accettabili. Servizio attento, con tempi che a volte risentono del locale pieno. Per trovare posto è prudente prenotare.
Voto: 7,5
GRASSILLI Via dal Luzzo 3 Tel. 051-585111 Chiuso domenica sera e mercoledì. In estate sempre chiuso a pranzo e sempre aperto a cena. Prezzo sui 40 euro, vini esclusi. Ultima visita 11 aprile