Il pianeta azzurro

Rutenio 106 sull’Europa, il sospettato, 60 anni dopo, è ancora Mayak

in Esteri

Tassello dopo tassello il puzzle del giallo della nuvola di Rutenio 106 rilevata sopra l'Europa tra i 27 settembre e il 13 ottobre inizia ad andare al suo posto. E fa emergere un possibile responsabile: il complesso industriale nucleare russo di Mayak.  La presenza del Rutenio 106 fu segnalata lo scorso 9 novembre dall'istituto per la radioprotezione e la sicurezza nucleare (IRSN) francese, che indicò come la contaminazione, i Francia a livelli non pericolosi per la salute,  provenisse da est, da qualche parte tra gli Urali e il Kazakstan. Eppure, violando una convenzione del 1986, nessuna paese aveva informato l'Iaea di Vienna su un incidente nucleare.

Il servizio federale meteo russo Roshydromet ha ora ammesso che "tracce di aerosol radioattivi, il radioisotopo RU106, Rutenio 106, sono stati rilevati dalle stazioni di monitoraggio Argayash e Novogorny, negli Urali meridionali,  tra il 25 settembre e 1 ° ottobre". "La concentrazione più alta _ ha rivelato _ è stata registrata in Argayash, un villaggio nella regione di Chelyabinsk, che ha avuto un altissimo inquinamento da del Ru-106, a livelli che eccedevano il fondo naturale di 986 volte". Argayash è grossomodo a metà strada tra Kyshtym e Celyabinsk. E questo porta dritto al probabile responsable: la città nucleare segreta di Mayak (nota ai tempi dell'Urss come Celyabinsk 40 poi Celyabinsk 65), che sorge a 15 chilometri da Kishtim e a 30 chilometri da Argayash. E questo fa gelare il sangue nelle vene a chi conosce la storia di Mayak.

Mayak  è stata teatro del terzo più grande incidente nucleare della storia _ un incidente classificato livello 6 su 7 della scala INES _ dopo Chenobyl e Fukushima. Nel settembre 1957 il sistema di raffreddamento in una delle cisterne contenente circa 70-80 tonnellate di scorie radioattive liquide, per un totale di 20 milioni di curie, andò in tilt e per inspienza e sottovalutazione non fu subito riparato. La temperatura nella cisterna ha così iniziato ad aumentare, con conseguente evaporazione ed esplosione chimica dei rifiuti secchi, costituiti principalmente da nitrato di ammonio e acetati. L' esplosione, avvenuta il 29 settembre 1957, fu stimata in una forza di circa 70-100 tonnellate di TNT, e fu così forte da far saltare il coperchio in calcestruzzo da 160 tonnellate che gravava sul deposito.

Circa 2 milioni di curie si sono così riversate in atmosfera e sono ricadute _ depositando una lunga "piuma" radioattiva_ sugli oblast di Chelyabinsk, Sverdlovsk e Tyumen contaminando  23.000 chilometri quadrati, abitati da 250 mila persone. Almeno 22 villaggi furono investiti in pieno. Misure di emergenza, compresa l' evacuazione della popolazione, sono state adottate, ma in maniera tardiva e limitata. La contaminazione radioattiva più significativa ha interessato un' area di oltre 800 chilometri quadrati e vi sono aree in cui la concentrazione di cesio-137 e stronzio-90 è  ancora oggi pericolosa per la salute umana. Ad aggravare la contaminazione nella zona di Mayak va aggiunto il fatto che nella primavera del 1968 il lago di Karachay, nel quale negli ani erano stati riversati 120 milioni di curie di rifiuti radioattivi,  cominciò a prosciugarsi e il vento portò via un volume considerevole di polvere radioattiva, irradiando mezzo milione di persone con cinque milioni di curie. Nel 1992, uno studio condotto dall' Istituto di biofisica dell' ex ministero della Sanità sovietico di Chelyabinsk ha rivelato che 8.015 persone sono morte negli ultimi 32 anni a seguito dell' incidente.

Ora, nella setzza area, il nuovo incidente, che il complesso industriale di Mayak, oggi gestito da Rosatom, ovviamente, nega sia accaduto nel loro sito. "I dati di Roshydromet sulla contaminazione isotopica con Rutenio-106 _ dice un loro comunicato _ ci permettono di concludere che la dose che potrebbe essere ricevuta da una persona è 20 mila volte inferiore alla dose annuale ammissibile e non pone alcun pericolo per la salute e la vita delle persone. In ogni caso l'inquinamento atmosferico da parte dell'isotopo rutenio-106, indicato nel rapporto di Rosidromet, non è correlato alle attività della PA di Mayak".

Ma gi ambientalisti vogliono vederci chiaro. "L'impianto nega ma il rapporto di Roshydromet mstra che le concetrazioni sono più alte vicino all'impianto _ osserva Greenpeace Russia _ Anche con il fatto che la concentrazione osservata sull'Europa è piccola, decine di milioni di persone sono state esposte, e alcune di loro avranno necessariamente problemi di salute, soprattutto vicino all'impianto". "Il rilascio accidentale di Rutenio-106 nella centrale di Mayak _ prosegue Greenpeace Russia _ può essere correlato alla vetrificazione del combustibile nucleare esaurito. È anche possibile che un materiale contenente rutenio-106 entri nel forno di fusione del metallo. Chiediamo a Rosatom di avviare un inchiesta sull'incidente e rivelarne i risulati. Oltre a questo Greenpeace Russia invierà anche una lettera al procuratore con la richiesta di indagare un possibile insabbiamento di un incidente nucleare e charire lo stato della contaminazione ambientale". Sarebbe bene, anche per evitare che incidenti simili o più gravi possano accadere ancora, che si facesse chiarezza e si verificasse la sicurezza del sito di Mayak. E per stimolare i russi sia l'Iaea che l'l'Ue dovrebbero far sentire la loro voce.   

 

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