Il pianeta azzurro

L’orso polare morente è l’immagine del cambiamento climatico in atto

in Esteri

di Alessandro Farruggia

Il video del National Geographic dell'orso polare che muore letteralmente di fame sull'isola di Baffin, in Canada, ci racconta in una maniera forte come un cazzotto allo stomaco una scomoda ma ben nota verità: il cambiamento climatico colpisce duramente le popolazioni di orso bianco. E il motivo è chiaro: la riduzione dei ghiacci marini, che è in atto da decenni e modifica rapidamente il suo ecosistema. Troppo rapidamente perche l'orso polare possa adattarsi.

L'orso polare è sotto pressione perche il suo delicato ecosistema cambia. "L' estensione del ghiaccio marino artico _ scrive il National Snow Ice Data Center dell'Università del Colorado a Boulder _ ha raggiunto nel novembre 2017  9,46 milioni di chilometri quadrati, il terzo più basso del record satellitare dal 1979 al 2017. Questo è stato 1,24 milioni di chilometri quadrati al di sotto della media dal 1981 al 2010 e 830.000 chilometri quadrati al di sopra del livello record basso novembre registrato nel 2016. L' estensione alla fine del mese era inferiore alla media sul versante atlantico dell' Artico, soprattutto nei mari di Barents e Kara, leggermente al di sopra della media nella baia occidentale di Hudson, ma molto al di sotto della media nel Mare di Chukchi". "Il tasso lineare di declino del ghiaccio marino per il mese di novembre _ prosegue l'NSIDC _ è 55.000 chilometri quadrati (21.200 miglia quadrate) all' anno, o 5,14% per ogni decennio".

Un video della Nasa dà una idea molto chiara dello scogliemento in atto la scorsa estate. Scoglimento che è parte di un trend, con variazioni annuali ma chiarissimo, come ottimamente mostrano i grafici dell'NSIDC.  E il trend è peggiore delle stime dell'IPCC, il panel di migliaia di ricercatori incaricato dalle Nazioni Unite di investigare sul cambiamente climatico e autore dei testi chiave _ che raccolgono il meglio della ricerca della comunità scientifica _ per le decisioni in materia di clima.

 

 

 

I ricercatori non hanno dubbi: visto il cambiamento climatico in atto l'estensione dei ghiacci continuera a declinare e il numero degli orsi polari diminuirà. "La loro dipendenza dai ghiacci marini fa sì che il riscaldamento climatico rappresenti la minaccia più importante per la persistenza degli orsi polari" scrissero Hary Stern e Kristin Laidre  sulla rivista della European Geosciences Union. "Ci aspettiamo una riduzione della popolazione del 30% il 35-40 anni" affermò l'IUCN nel 2015. Il motivo è che con meno ghiaccio a disposizione, gli orsi polari usano il ghiaccio come piattaforma per i loro attacchi,  è più difficile e dispendioso trovare foche da cacciare. Uno studio dell'Usgs e dell'università del Wyoming stima che gli orsi polari debbano catturare e consumare da una a tre foche in più all' anno (aumento del 2-6 per cento) solo per compensare l' aumento del fabbisogno energetico per vivere su ghiaccio che va alla deriva più velocemente. Questo elevato dispendio energetico è in concomitanza con una minore disponibilità di ghiaccio marino adatto per la caccia alle foche, a causa dello scioglimento precoce del ghiaccio in primavera e dell' abbondante scioglimento del ghiaccio durante l' estate. Se rimangono sui ghiacci marini (come normalmente fanno) devono faticare di più per cacciare. Se malauguratamente restano a terra isolati dalle piattaforme di ghiaccio marino finiscono in un ambiente con molte meno risorse, entrano in competizione con i grizzly, sono disturbati dall'uomo e fatalmente rischiano di scoccombere per denutrimento.

L'immagine del maestoso orso bianco ridotto a una cariatide morente è quindi colpa nostra. Delle nostre emissioni di gas serra che cambiano il clima. Migliaia di altri orsi polari _ si stima una popolazione residua di 22-31 mila individui _ seguiriranno il suo triste destino seguendo un trend di estinzione che interessa la nostra epoca, l'antropocene: l'epoca nel quale è l'uomo a plasmare il pianeta, e non per il meglio in termini ecologici.  L'Iucn che con la sua "lista rossa" valuta lo stato di 91.523 specie, ne stima di cui 25.821 minacciate, 866 estinte e 69 estinte in natura. Delle 25.821 minacciate 11.783 specie sono vulnerabili, 8.455 sono in pericolo e 5.583 in grave pericolo. L'orso bianco non è quindi il solo a pagare. Anzi.

 

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