Il pianeta azzurro

Nucleare, arriva la carta dei siti, regalo al prossimo governo

Regalo di Pasqua per il prossimo governo, quale che sarà. Ed è un regalo molto insidioso. Il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda ha annunciato  che conta di pubblicare entro questa o la prossima settimana il decreto per la Carta nazionale per le aree potenzialmente idonee al deposito nucleare di superficie, la cosiddetta CNAPI. 'Assolutamente sì', ha risposto ai cronisti che, a margine del Rapporto Gse, gli chiedevano se ce la farà: 'Il documento ci sta arrivando. Ha fatto delle correzioni l'Ispra e le ha rimandate al ministero dell'Ambiente, abbiamo fatto il punto ieri. Il ministero deve rimandarla a noi. Appena lo farà, faremo il decreto ministeriale congiunto Ambiente-Sviluppo. Quindi, conto di fare il decreto tra questa e la prossima settimana". Il decreto dovrebbe nascere subito dopo Pasqua.

Che l'Italia abbia bisogno di un deposito dei rifiuti nucleari è indubbio. Ha saggiamente scolto di uscire dal nuclere, ma ha ancora le scorie delle vecchie centrali, il materiale irradiato proveniente dalle vecchie centrali e tutto quanto è frutto _ e viene ancora prodotto _ del nucleare non energetico, l'attività sanitaria in primis, ma anche di ricerca o industriale. Non scegliere significa fare la politica dello struzzo e lasciare i rifiuti dove stanno, in Italia, e spesso in condizioni tutt'altro che ottimali). O pagare salati conti a chi all'estero li sta riprocessando per conto nostro e ci farebbe pagare caro un ritardo nella riconsegna.

Affibbiare ad altri paesi la totale gestione di questo materiale radioattivo non è una opzione: è non solo molto costoso, ma immorale. Il deposito serve quindi, ma va costruito al tremine di un processo condiviso, per evitare la tragica vicenda Scazano, dove il sito (in sè molto discutibile) venne deciso nottetempo in maniera totalmente opaca, e provocò una inevitabile e giustificata rivolta delle popolazioni. Garantire la condicisione e la trasparenza quello che sta cercando di fare la Sogin, la società pubblica incaricata di costruire e gestire la struttura. Ma non sarà per nulla facile e molto dipenderà dalla poltica.

"Il Deposito _ osserva Sogin _ è una struttura con barriere ingegneristiche e barriere naturali poste in serie (guarda il video), progettata sulla base delle migliori esperienze internazionali e secondo i più recenti standard AIEA (Agenzia Internazionale Energia Atomica).

 I rifiuti radioattivi a bassa e media attività, condizionati con matrice cementizia (prima barriera) verranno trasportati al Deposito Nazionale in contenitori metallici, i manufatti. In seguito, tali contenitori saranno inseriti e cementati in moduli (seconda barriera) di calcestruzzo speciale (3 m x 2 m x 1,7 m), progettati per resistere almeno 300 anni. Tali moduli verranno a loro volta inseriti in celle (terza barriera) di cemento armato (27 m x 15,5 m x 10 m) anch’esse progettate per resistere almeno 300 anni. Una volta riempite, le celle verranno sigillate e rivestite con una collina artificiale (quarta barriera) in grado di prevenire l'infiltrazione dell'acqua.In attesa della disponibilità di un Deposito geologico di profondità, i rifiuti ad alta attività saranno stoccati in sicurezza all’interno di una diversa struttura di deposito temporaneo, denominata CSA, Complesso Stoccaggio Alta attività, collocata sullo stesso sito del Deposito Nazionale. I residui radioattivi e i materiali nucleari ad alta attività saranno stoccati in appositi contenitori altamente schermanti (quali ad esempio i cask, contenitori metallici di elevata resistenza e schermanti, adatti sia al trasporto sia allo stoccaggio in sicurezza di materiali ad alta attività, per la loro resistenza all’urto e alla prolungata esposizione a temperature elevate)". "Questo _ prosegue Sogin _ consentirà la sistemazione definitiva di circa 78 mila metri cubi di rifiuti di bassa e media attività e lo stoccaggio temporaneo di circa 17 mila metri cubi di rifiuti ad alta attività. Dei circa 95 mila metri cubi di rifiuti radioattivi, il 60% deriverà dalle operazioni di smantellamento degli impianti nucleari, mentre il restante 40% dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca, che continueranno a generare rifiuti anche in futuro. Sul totale di 78.000 metri cubi, circa 33.000 metri cubi di rifiuti sono già stati prodotti, mentre i restanti 45.000 metri cubi verranno prodotti nei prossimi 50 anni". L'intero progetto deposito più annesso parco tecnologico costerà 1.5 miliardi di euro.
La carta è segretissima, ma da quanti filtra le aree individuate sono una settantina, pari a meno dell'1% del territorio nazionale. Molte le regioni prescelte, in tutto il Paese. La carta delle aree potenialmente idonee sarà poi oggetto di consultazione pubblica dopo la quale verrà pubblicata la Carta delle aree idonee, la CNAI, sulla base dell quale si aprila la trattativa con i territori. Un percorso lungo, prevedibilmente accidentato, previsto da una direttiva europea e ineludibile. Ma per il prossimo governo (e probabilmente per il successivo perchè il processo richiederà anni) è una patata bollente. Ma come fanno gli altri paesi almeno per i rifiuti a bassa e media attività, una soluzione definitiva e ragionevole (a destra foto del doposito francese dell'AUBE, uno dei modelli del deposito italiano) va trovata.
Vediamo se il prossimo governo allontanerà da sè l'amaro calice o se saprà gestire il processo con autorevolezza, imparzialità e flessibilità, garantendo alle popolazioni non solo totale trasparenza nei criteri e nella condivisione delle scelte e la supervisione sulla sicurezza ma anhe le giuste compensazioni economiche. In una torta da 1.5 miliardi di euro non basta fare appello alla razionalità e fare le cose per bene: ci deve essere _ ma non tutti nei ministeri e in Sogin ne sono consapevoli, anzi _ una fetta anche per le popolazioni, senza, il deposito nazionale rischia di restare ancora e per anni nel libro dei sogni.  
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