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Scimmie clonate, malattie genetiche e cancro

«LE PRIME scimmie clonate con la tecnica della pecora Dolly segnano un progresso senza precedenti». Giuliano Grignaschi, segretario generale di Research4life, responsabile del benessere animale nell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, non ha dubbi: «Per la prima volta al mondo possiamo ottenere esemplari di primati geneticamente omogenei in sequenza».
Ma la prima clonazione di un primate, la femmina di macaco Tetra, fu ottenuta tanti anni fa, che cosa c’è di nuovo?
«Allora fu utilizzata la scissione dell’embrione, imitando il processo naturale all’origine dei gemelli identici (monozigoti). Era una procedura limitata, che consentiva di generare al massimo 4 cloni».
Quale il passo avanti determinante?
«La tecnica della pecora Dolly permette di creare un numero sempre maggiore di cloni attraverso il trasferimento del nucleo di una cellula dell’individuo da copiare all’interno di un ovulo non fecondato e privato del suo nucleo. Molti in passato hanno provato a usare questa tecnica sui primati senza riuscirci».
Scrivono i ricercatori che la tecnica Dolly era fallita perché, a differenza di topi o bovini, nelle cellule differenziate delle scimmie ci sono geni spenti che impediscono lo sviluppo dell’embrione. Dunque i cinesi li hanno sbloccati?
«Questo è il punto. Abbiamo visto risultati sperimentali affidabili e più facilmente riproducibili. La percentuale di successo è stata ulteriormente aumentata prelevando il nucleo da cellule fetali invece che da cellule di esemplari adulti».
Se parliamo di clonazione vengono i brividi, si scontrano concezioni filosofiche antitetiche.
«La notizia fa scalpore perché ogni volta si pensa alla possibilità di interventi sull'uomo e vengono fuori considerazioni di tipo etico. Ma la scienza va avanti. E in questa corsa la Cina sta superando l’Europa e gli Stati Uniti».
In Italia con Telethon e Airc abbiamo grandi progressi su staminali, genetica e cancro. Come spiega l’intraprendenza dei laboratori asiatici che sembrano voler bruciare le tappe?
«In Cina hanno un’etica diversa dalla nostra, e investono molti più soldi nelle innovazioni».
Presto sarà clonato l’uomo?
«La sensazione è che nei prossimi anni continuerà il lavoro sugli animali. Scopo di questi esperimenti è comprendere il funzionamento degli organismi viventi, trovare terapie in campo oncologico, immunologico e per trattare le malattie neurodegenerative».
Dunque la clonazione aprirà la strada a nuove cure per i tumori e malattie quali l’Alzheimer o il Parkinson?
«Questo e non solo. Si ridurrà, comunque, il numero di animali sacrificati per ogni esperimento».

Intervista di Alessandro Malpelo

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