Cancro, oncologia italiana sostiene Nadia Toffa
«Ogni giorno mille italiani scoprono di avere un tumore, il 60% sopravvive grazie a chirurgia, chemio e radioterapia, veri baluardi delle cure anticancro».
Stefania Gori, presidente dell’Associazione Italiana Oncologia Medica (Aiom) invita a diffidare delle fake news, i rimedi ingannevoli, appoggiando l’appello lanciato da Nadia Toffa.
La conduttrice de Le Iene due mesi dopo il malessere torna in tv e racconta di essere stata operata di tumore. Che cosa colpisce in queste rivelazioni?
«La generosità, il senso di fiducia che riesce a trasmettere. La considerazione condivisa che le uniche terapie efficaci sono quelle provate scientificamente».
Lucida e determinata.
«Chi scopre di avere un cancro non deve farsi prendere dal panico ma affidarsi subito a uno dei 300 centri oncologici in Italia dove si ricevono trattamenti sicuri».
Nadia ha grinta, ma in generale le diagnosi spaventano. Quali incertezze affrontano le persone in simili condizioni?
«Il pericolo è legato proprio alle false credenze vendute in rete dai ciarlatani che giocano sulla disperazione dei malati: si dà l’illusione di cure alternative veloci e miracolose che in realtà non esistono. Importante dunque l’esempio che Nadia, così come altri personaggi noti, ha dato parlando della malattia che l’ha colpita. L’outing aiuta a sensibilizzare l’opinione pubblica».
Quanto pesa l’incognita dell’aggressività delle cure?
«Questa è un’altra leggenda da sfatare. L’87% degli italiani sa cosa sia la chemio, ma al 68% fa ancora paura, e il 78% ignora che è una terapia affidabile e meno tossica rispetto al passato».
In che senso sicura?
«Oggi possiamo gestire molto bene effetti collaterali come nausea e vomito, e anche ridurre la caduta dei capelli».
Come spiega il candore della Toffa nel parlare delle sue condizioni di salute?
«Le donne sono sempre molto coraggiose, anche quando attraversano sentieri difficili. Aprirsi in un momento così delicato della propria vita è segno di altruismo».
Lei è la prima donna al vertice dell’oncologia italiana. Come vede il sistema sanitario attuale?
«Abbiamo una rete che offre risposte veloci a situazioni impegnative come quelle che ha vissuto Nadia. Fondamentale in questi anni è stato anche il ruolo di sostegno del volontariato».
Esistono ospedali meno attrezzati di altri, i malati migrano ancora da una regione all’altra?
«I viaggi della speranza dal Sud verso il Nord sono molto ridotti rispetto al passato. Aiom si sta impegnando affinché il paziente riceva cure appropriate secondo gli stessi standard in tutta Italia».
La ricerca continua a fare passi avanti, quali?
«Ai pilastri rappresentati da chemio, radioterapia e chirurgia, di cui dicevo prima, alla prevenzione e all'adozione di sani stili di vita, si aggiungono le terapie a bersaglio molecolare e l’immunoterapia per alcuni tipi di tumore. Abbiamo nuovi farmaci in sperimentazione o di recente acquisizione. Vanno a colpire bersagli che prima non si raggiungevano. Fanno aumentare di anni la sopravvivenza anche nella malattia in fase metastatica e migliorano la qualità di vita delle persone».
Intervista di Alessandro Malpelo
Pubblicata su QN Quotidiano Nazionale
IL GIORNO - il Resto del Carlino - LA NAZIONE