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Cannabis come farmaco contro ansia e dolore cronico

La cannabis viene utilizzata da duemila anni  per curare il dolore e lenire l’ansia, fu descritta da Plinio il Vecchio nei suoi trattati, oggi è presente sotto tante etichette. Cannabis a scopi ricreativi, cannabis legale, cannabis terapeutica, farmaco. Ma quando la cannabis funge da farmaco? In che misura funziona e in quali condizioni? C’è bisogno di fare chiarezza. Una conferenza sul tema si tiene il 15 maggio prossimo presso l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano, si parlerà di evidenze della letteratura, indicazioni in medicina, metodi analitici, effetti tossici degli estratti di cannabis, aspetti normativi, produzione e disponibilità nel nostro Paese.

Altri due eventi hanno affrontato recentemente il tema cannabis. A Bologna il mese scorso si è parlato di cannabis al congresso della Sitox, la Società italiana di tossicologia, congresso presieduto da Patrizia Hrelia. Al Policlinico di Modena nel gennaio scorso un congresso organizzato dal professor Luigi Alberto Pini, Università di Modena, Azienda Ospedaliero Universitaria, Società Italiana per lo Studio delle Cefalee (SISC), affrontava la cannabis nell'ambito delle nuove strategie terapeutiche per il dolore cronico.

Bologna. Solo negli ultimi anni, si legge in un documento della Sitox, sono state identificate oltre 450 nuove sostanze psicoattive (Novel Psychoactive Substances o NPS) in Europa e sono state segnalate decine di intossicazioni acute correlate al loro consumo, alcune delle quali letali. E anche quelle che un tempo chiamavamo informalmente «droghe leggere» oggi risultano contenere percentuali di THC – il principale principio attivo di Cannabis e Hashish – più che raddoppiate. Sono sempre più facili da reperire, dal momento che si possono acquistare in Internet, e per questo rappresentano, sotto questo aspetto, anche un campanello d’allarme. Ma la cannabis oggi è anche una importante fonte di molecole utili nella terapia del dolore, spiega la professoressa Patrizia Hrelia, associato a invalidanti malattie come cancro e sclerosi multipla, efficaci secondo studi clinici contro nausea e vomito, anoressia e cachessia, glaucoma.

Modena. «L’idea di progettare il nostro convegno – ha scritto da parte sua il professor Luigi Alberto Pini, a margine del congresso del gennaio scorso - nasceva a due anni dall'entrata in vigore del Decreto Ministeriale n. 279 del 9 novembre 2015 che prevede l’erogazione a carico del Servizio Sanitario Nazionale della cannabis terapeutica. A fronte del clamore mediatico, clamore che la introduzione dell’uso della Cannabis a scopo terapeutico ha comportato, si registrano lacune informative, per questo diviene opportuno fare il punto su questi temi – che vanno dai dosaggi ai protocolli di preparazione e sulle reazioni avverse delle centinaia di molecole presenti nella cannabis, oltre al THC e al CBD - anche alla luce dei recenti dati raccolti dal Centro Cefalee e Abuso dei farmaci del Policlinico, che ha svolto uno studio di farmacocinetica sui preparati orali di cannabis (decotto e olio di cannabis). In passato questi pazienti erano stati dapprima trattati con derivati sintetici della Cannabis (da oltre 8 anni) come il Nabilone, che aveva dato risultati molto positivi».

Alessandro Malpelo, QN Quotidiano Nazionale

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