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L’orologio biologico della donna: la riserva ovarica

Uno dei temi più rilevanti della riproduzione femminile è il cosiddetto orologio biologico legato alla riserva ovarica. Un termine coniato per indicare il numero dei follicoli residui contenuti nelle ovaie. La donna infatti, a differenza dell’uomo che continua a produrre spermatozoi, nasce con un numero di follicoli prestabilito, una dote, diciamo così, che progressivamente si esaurisce, come in un conto alla rovescia. Una variabile che viene spesso sottovalutata, ma che condiziona fortemente la durata della vita riproduttiva. A parità di età, le donne con una bassa riserva ovarica hanno un rischio maggiore di andare incontro a menopausa precoce.

“Negli ultimi anni - ha scritto Antonio La Marca, Università di Modena e Reggio Emilia - abbiamo imparato a misurare la riserva ovarica in modo molto attendibile, attraverso strumenti ecografici e di laboratorio. Lo sviluppo tecnologico rapidissimo cui stiamo assistendo impone continue revisioni dei range di riferimento per la riserva ovarica che, ovviamente, si modificano con il progressivo miglioramento metodologico. Una corretta e precoce stima della riserva ovarica può permettere quindi di identificare le donne a rischio di una futura menopausa precoce già in epoca giovanile, permettendo di informare la stessa circa tale rischio e di valutare la messa in atto delle metodiche di preservazione della fertilità“. La misurazione della riserva ovarica inoltre è fondamentale quando il medico vuole trattare la paziente per l’infertilità e ha un valore prognostico elevato, permettendo di informare la donna circa le reali possibilità di gravidanza dopo le specifiche cure. Di questi temi si è parlato a Bologna la settimana scorsa in occasione del congresso su “La Riserva Ovarica”.

Ampio spazio è stato dato alla discussione dei meccanismi che portano alla formazione del "pool follicolare" nelle donne, così come all'analisi delle conseguenze recate alla riserva ovarica, incluso l’effetto dell’inquinamento ambientale e il suo possibile ruolo nel ridurre la fertilità femminile. Detto in altri termini esistono una serie di condizioni non trascurabili, tra cui l’esposizione agli inquinanti, oltre naturalmente al fattore età anagrafica, che incidono sulla capacità di procreare, limitando anno dopo anno le potenzialità. Altri fattori negativi sono invece imprevedibili, come la necessità di ricorrere a un ciclo di terapie antitumorali. Ovviare a questi inconvenienti è possibile porre rimedio, occorre prendere consapevolezza della fisiologia dell'uomo e della donna e rivolgersi per tempo a un centro per la procreazione medicalmente assistita (Pma) ricorrendo eventualmente alla cosiddetta crioconservazione degli ovociti, per rimandare responsabilmente la decisione di pianificare una gravidanza che sarà comunque coronata da successo.

Alessandro Malpelo

QN Quotidiano Nazionale

Salute Benessere

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