Superbatteri, che cosa sono e come combatterli
Infezioni da batteri resistenti agli antibiotici, le stime parlano di oltre 670mila casi in Europa negli ultimi dodici mesi. "La situazione peggiore in assoluto si osserva in Italia, con oltre 200mila casi", avverte Massimo Galli, presidente della Società italiana malattie infettive, e tropicali (Simit). Galli è intervenuto alla tappa milanese di Progetto Icarete, un ciclo di incontri nelle regioni per un confronto su infezioni ospedaliere e antibiotico-resistenza.
Le Infezioni Correlate all’Assistenza (ICA) possono essere acquisite durante il ricovero o in altri contesti sanitari simili. Purtroppo, continuano a crescere in quasi tutti i Paesi Europei, con un incremento medio annuo del 5%. In Italia si contano dalle 450mila alle 700 mila infezioni resistenti ai comuni antibiotici in pazienti ricoverati in ospedale. Per far fronte a questo scenario, il Ministero della Salute ha pubblicato il Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza. Esiste, però, una notevole variabilità tra Regioni nelle modalità di attuazione dei programmi di sorveglianza e controllo di questo fenomeno.
L'emergenza superbatteri comporta un numero di decessi pari al doppio delle morti legate a incidenti stradali. Vista la situazione, e con l’obiettivo di fare il punto su ciò che è stato fatto e ciò che c’è ancora da fare a livello regionale, creando una rete di comunicazione sulle infezioni correlate all’assistenza, nasce ICARETE. Progetto, che si articola attraverso 12 incontri regionali, realizzato con il contributo incondizionato di Menarini, che vede confrontarsi le istituzioni e i massimi esperti del settore sui sistemi di controllo delle infezioni.
La corretta aderenza alle norme igieniche, un più appropriato utilizzo degli antibiotici sia ad uso veterinario che umano, sono alcune delle raccomandazioni che emergono. In aggiunta, nel breve termine, le istituzioni stanno cercando di agevolare le attività di ricerca di nuovi antibiotici, creando anche partnership pubblico/privato. Molto potrebbe essere fatto con le nuove terapie antibiotiche, rendendole disponibili ai pazienti sia a livello Nazionale che regionale-locale, secondo le indicazioni appropriate.
“L'antibiotico resistenza, come più volte ribadito, è un'emergenza globale e pertanto si devono prevedere interventi coordinati tra tutti coloro che partecipano in maniera diretta od indiretta a questo fenomeno”, ha dichiarato Pierangelo Clerici, Direttore Dipartimento Medicina di Laboratorio e Biotecnologie Diagnostiche A.S.S.T. Ovest Milanese e Presidente Federazione Italiana Società di Medicina di Laboratorio (FISMeLab).
“Sicuramente l'approccio One Health, che prevede come cardine l'utilizzo consapevole degli antibiotici sia a livello veterinario che umano, rappresenta la strategia vincente come pure la determinazione delle resistenze agli antibiotici. Perciò, ruolo fondamentale ha lo sviluppo di nuove molecole di antibiotici che però non devono essere considerate in maniera indiscriminata, l'utilizzo deve essere mirato dopo un'attenta valutazione clinica e microbiologica”.
I casi con infezioni da microrganismi resistenti sarebbero stati il 31,6% negli ospedali e nel 28,0% nelle RSA. Secondo stime pubblicate su Lancet riferite a infectious diseases dall’European Antimicrobial Resistance Surveillance Network (EARS-Net) abbiamo oltre 670.000 infezioni da batteri antibiotico-resistenti nell’area europea, oltre il 63% delle quali contratte in ospedale, con un totale stimato di oltre 33.000 decessi. Maggiormente colpiti i bambini piccoli, sotto l’anno di vita, e gli ultrasessantacinquenni.
“Da quando il problema dei super batteri resistenti è emerso nella sua gravità, la ricerca farmaceutica ha ripreso forza: è auspicabile che si apra un dialogo fra aziende produttrici e agenzie regolatorie nazionali, e regionali, per stabilire nuovi percorsi dedicati che consentano un accesso facilitato e rapido di questi nuovi fondamentali strumenti per la cura dei nostri pazienti, in linea con le azioni intraprese dalla Food and Drug Administration”, ha spiegato Claudio Zanon, Direttore Scientifico di Motore Sanità.