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Le parole della medicina che non devono spaventare

“Si chiama cancro. Smettiamo di avere paura”. Le parole della medicina possono destare preoccupazione, ma le guarigioni fortunatamente sono più frequenti. Carmine Pinto, presidente della Federation of Italian Cooperative Oncology Group, organismo che riunisce 17 gruppi di ricerca attivi in Italia, è convinto che le definizioni più singolari (male incurabile e altri sinonimi utilizzati per evitare di pronunciare la fatidica parola cancro) si siano diffuse finora in maniera indiscriminata nella nostra società in mancanza di un contraddittorio, che invece non deve spaventare. Viene il momento, alla luce dei progressi della medicina, di superare gli stereotipi, restituendo un significato più equilibrato alla terminologia inerente i tumori. Direttore di Oncologia medica a Reggio Emilia, Carmine Pinto è uno degli specialisti intervistati nel libro dossier di Alessandra Ferretti (“Si chiama cancro. Smettiamo di avere paura”, Compagnia editoriale Aliberti). Nel volume, il cui ricavato viene devoluto alla Struttura Complessa di Oncologia Medica dell’Ausl Irccs di Reggio Emilia, sono raccolte sette interviste ad altrettanti luminari, secondo una classica ripartizione di competenze che ritroviamo negli ospedali: chirurgia, oncologia, radioterapia, gastroenterologia ed endoscopia digestiva, medicina nucleare, anatomia patologica e direzione generale.

“Negli Stati Uniti il tumore è considerato alla stregua di una malattia cronica”, scrive Ferretti. Similmente in Italia, grazie alle terapie innovative, assistiamo per determinate patologie alla cronicizzazione dei focolai neoplastici. Occorre dunque aggiornare il vocabolario, considerato che la diffusione delle conoscenze sulla malattia oncologica, e la consapevolezza delle possibilità di cura, sono un antidoto alla paura. Detto con le parole di Carmine Pinto, “più conosci la malattia, meno la temi”. Ridimensionare certe estremizzazioni entrate a far parte dell’immaginario collettivo, come i retaggi del passato, è una delle ambizioni dichiarate del volume di Alessandra Ferretti, che punta nondimeno a smitizzare certe leggende, fake news poco credibili ma capaci di disorientare i lettori, che a volte popolano le pagine dei social media.

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