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Ospedali da ripensare, primo obiettivo la flessibilità

Gli investimenti descritti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza basato sul Next Generation Eu, finalizzati a promuovere la nostra salute, sono il filo conduttore di una serie di approfondimenti pubblicati sulle pagine di QN Quotidiano Nazionale in edicola. Ecco una selezione dei testi usciti nella prima puntata, contenuti che in buona parte ricalcano il documento di sintesi del webinar promosso da Motore Sanità in collaborazione con Eurocomunicazione, lo scorso 26 gennaio, e che riportiamo di seguito nella versione web.

Nel piano nazionale italiano per l’impiego del Recovery Fund per accedere al Next Generation UE si prevede uno stanziamento su più voci per la sanità. Stiamo parlando di oltre 9 miliardi per l’assistenza di prossimità, la telemedicina, la digitalizzazione dei servizi. L’ammodernamento dell’edilizia sanitaria (ospedali ma anche ambulatori e presidi territoriali) ricadrà invece nel capitolo efficientamento immobili, che prevede uno stanziamento complessivo di 40 miliardi (di cui la parte sanitaria è ancora da fissare). A questi numeri vanno aggiunti 8 miliardi già stanziati l’anno scorso, in piena emergenza Covid-19, e 4 miliardi inclusi nella legge di bilancio del 2020 a cui la manovra 2021 ne aggiunge altri 4 per la stabilizzazione precari e rinnovi contrattuali. In tutto, da qui al 2026, sarebbero circa 25 miliardi. Queste le dimensioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) il più importante programma di investimenti della storia d’Italia.

Sul versante ospedali, un dato per tutti: «Sia nel 2018 sia nel 2019 erano stati circa un milione i ricoveri nei nostri reparti, di cui il 56% pazienti cronici riacutizzati – ha dichiarato Dario Manfellotto, presidente Fadoi, la Società scientifica che riunisce gli internisti ospedalieri – da qui dobbiamo ripartire, garantendo l’assistenza ai Covid-19 ma anche a quell’enorme numero di malati cronici, pazienti complessi, fragili, pluripatologici e non solo anziani, che abitualmente abbiamo assistito nei nostri reparti. A tale scopo abbiamo sempre proposto il modello ospedaliero a fisarmonica, che si allarga e si restringe a seconda delle necessità. Fondamentale da adesso in poi». Questo per quanto riguarda la flessibilità. Purtroppo, negli anni passati si è drasticamente ridotto il numero di posti letto ospedalieri, sostenendo di voler rafforzare la medicina territoriale. Ma in realtà, non è andata così. Nella bozza del recovery plan si ammette che è necessario colmare le carenze relative alle figure specialistiche (in particolare anestesia e terapia intensiva, medicina interna, pneumologia, pediatria) sia nel campo della medicina generale. «Dobbiamo ripartire da qui per garantire assistenza per tutti con una organizzazione più efficiente», ha concluso Manfellotto.

Altro aspetto in tema di efficientamento è la tempestività di risposta alle necessità di cura. Avvertiamo l’esigenza di avere un sistema più strutturato a livello di personale e di tecnologie per assicurare un’assistenza che dia rapide risposte che facciano da filtro. «Lo ribadiamo anche in questa occasione – ha dichiarato Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di medicina generale (Simg) – perché è importante far operare 46mila medici di famiglia, aggregarli in strutture che funzionino sul territorio e che intercettino le esigenze dei loro assistiti. Per fare questo è necessario un potenziamento complessivo, penso alla figura dell’infermiere, da introdurre stabilmente negli ambulatori». Dal Veneto, regione modello, l’invito a «ragionare sul servizio sanitario, come istituto e istituzione che attraversa un momento di visibilità – ha spiegato Luciano Flor, direttore area sanità e sociale della Regione Veneto – ma che sente l’esigenza di riscrivere le regole di funzionamento delle reti. Inoltre in questi anni si è investito poco in infrastrutture sul territorio, questo è il momento per farlo, e per gli ospedali dobbiamo ragionare su una vera rete».

Assistenza domiciliare e territoriale, bene investire in modo consistente, ma «evitando di duplicare i centri di costo con micro-ambulatori o mini ospedali, come si legge nel piano, che genererebbero anche inefficienza». Lo sostiene Francesco Saverio Mennini, docente di economia sanitaria economia politica all’Università di Roma Tor Vergata, research director-economic evaluation and HTA, CEIS, presidente SIHTA. La scommessa ruota attorno al rafforzamento della prossimità, al completamento della rete dei servizi territoriali e delle residenzialità (case della salute, ospedali di comunità, ambulatori infermieristici e poli sanitari attrezzati in aree montane). Resta una discreta incertezza sia sull’effettivo ammontare per la sanità, sia sulla sostenibilità dell’impianto, considerando che buona parte degli stanziamenti si aggiungeranno al debito pubblico. Entro il 30 aprile del 2021 tutti gli Stati membri dovranno far pervenire i rispettivi Piani e l’Italia appare in ritardo rispetto, ad esempio a Francia, Germania e Spagna.

«Le risorse devono essere stabilmente inserite o perlomeno trovare degli strumenti finanziari per farlo. Spero che queste risorse vengano investite bene – ha dichiarato il professor Mennini nel corso del webinar di Motore Sanità – ma ho punti interrogativi sul tema, ad esempio per l’assistenza domiciliare e territoriale, visto che leggo che si prevede di costruire microambulatori o miniospedali, duplicati di centri di costo che generano anche inefficienza». Una nuova architettura del sistema sanitario richiede di investire sull’assistenza territoriale e domiciliare che, aggiunge l’economista di Tor Vergata, sarà fondamentale nei prossimi due-tre anni perché, a causa dell’emergenza Covid-19, che purtroppo rimarrà almeno per tutto il 2021, ci sarà un rallentamento molto forte anche della mobilità sanitaria». Quindi il sistema deve essere pronto a investire nelle regioni che alimentavano la mobilità passiva perché adesso quella domanda di assistenza sanitaria torna indietro. La domanda è se saranno in grado, le regioni, e se hanno le tecnologie e le strutture idonee per rispondere a questo prevedibile incremento forte di domanda di assistenza. (1. continua)

Alessandro Malpelo

QN Quotidiano Nazionale

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