Settimana del cervello, NeuroCovid malattia emergente
NeuroCovid malattia emergente. Questo neologismo allude alle sempre più frequenti complicanze neurologiche della sindrome da Covid-19. L’infezione può colpire il sistema nervoso centrale provocando, a seconda dei casi, cefalea, vertigini, confusione, encefaliti, manifestazioni epilettiche, disturbi motori e sensitivi, maggiore incidenza di ictus, sia il sistema nervoso periferico, con perdita o distorsione del senso dell’olfatto, del gusto, neuralgie e sindrome di Guillan-Barrè.
Le complicanze e i disturbi neurologici da pandemia saranno transitori o permanenti? Quale sarà l’impatto dei vaccini sul sistema nervoso? Gli specialisti della Società Italiana di Neurologia (SIN) ne parleranno in occasione della Settimana del Mondiale del Cervello (sul sito www.neuro.it il calendario degli eventi). Le ripercussioni della pandemia che hanno portato al neurocovid hanno fatto emergere inconvenienti quali prostrazione psicofisica, fatica a concentrarsi, deficit della memoria e disturbi comportamentali che potrebbero essere collegati a piccoli danni vascolari o infiammatori del sistema nervoso.
“Abbiamo assistito nel corso dell’ultimo anno a continue conferme della correlazione tra Covid 19 e malattie neurologiche, con ripercussioni a lungo termine”, ha dichiarato Gioacchino Tedeschi, presidente della Società Italiana di Neurologia, nonché professore all'Università della Campania “Luigi Vanvitelli” di Napoli. “Proprio per questa ragione la Società Italiana di Neurologia sta portando avanti progetti di ricerca e studi clinici per indagare questo legame, con l’obiettivo di chiarire la portata e la durata degli effetti neurologici, e mettere a punto protocolli che aiutino gli specialisti a intervenire per contrastarne i danni”.
Nei mesi di lockdown abbiamo assistito a un incremento dei disturbi legati al decadimento cognitivo per le oltre 1.200.000 persone affette in Italia da demenza, di cui 720.000 da Alzheimer, e una maggiore incidenza dei disturbi del sonno, che riguardano mediamente 12 milioni di italiani e che durante la pandemia ne ha colpiti circa 24 milioni.