Asma, cortisone può indebolire le ossa. “Controindicato nel vaccino anti-Covid”
Gli italiani con asma sono circa 4 milioni, in prevalenza donne over 60, di questi circa mezzo milione viene trattato con cortisone per via orale, talvolta anche per una sintomatologia lieve. Si sottovaluta il fatto che alla lunga questo comportamento può indebolire le ossa, ed è sconsigliabile nella vaccinazione anti-Covid.
Gli esperti mettono in guardia dall'impiego di corticosteroidi come terapia di prima scelta, specialmente in caso di asma grave per periodi prolungati a dosaggi elevati, raccomandando di eseguire correttamente le terapie inalatorie prescritte e di ricorrere ai nuovi farmaci biologici, che comportano in definitiva minori costi con meno effetti collaterali indesiderati.
Perché controindicato negli asmatici che si sottopongono al vaccino anti-Covid? “Se la dose di cortisone orale supera i 7,5-10 milligrammi al giorno prevale l’effetto immunosoppressore sull’efficacia antinfiammatoria, con il rischio di una minore risposta al vaccino”.
“Un’indagine Doxa mostra che un paziente con asma grave su due assume cortisone per bocca, nella quasi totalità dei casi da più di 2 anni, con un elevato rischio di effetti collaterali, e il 22% ha più di tre malattie croniche”, spiega Giorgio Walter Canonica, professore di medicina respiratoria alla Humanitas University di Milano.
Stando alle linee guida internazionali, i corticosteroidi per via orale nell’asma dovrebbero essere utilizzati solo nelle crisi acute; in caso di asma grave si suggerisce di impiegarli ai minori dosaggi come trattamento di seconda scelta, dopo aver valutato l’opportunità di terapie biologiche come gli anticorpi monoclonali anti-IgE o anti-IL5 e anti-IL4.
Solo l’11% dei pazienti in cura con cortisonici riceve una prescrizione per la mineralometria ossea (Moc) per valutare l’osteoporosi (riscontro cinque volte più comune in questi contesti) e per prevenire le fratture da fragilità scheletrica, in modo da non indebolire ulteriormente le ossa. Paradossalmente, si spende di più per curare i danni collaterali che per il trattamento corretto dell’asma.
Uno studio condotto dal progetto Rete Sani con l’Università di Pavia ha mostrato, da questo punto di vista, che la spesa sanitaria cresce all’aumentare dell’impiego dei cortisonici per via orale. Questi farmaci sono impiegati in moltissime patologie, e in alcuni casi diventano una scelta obbligata, ora però abbiamo a disposizione farmaci biologici efficaci di gran lunga preferibili.
Da più di due anni gli appelli all'appropriatezza prescrittiva come questi vengono periodicamente rilanciati da Rete Sani (Severe Asthma Network Italy), network promosso dalla Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (SIAAIC), dalla Società Italiana di Pneumologia (SIP), con le linee guida GINA (Global Initiative oN Asthma) in collaborazione con FederAsma.