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Prevenire la meningite, il piano vaccinale va rilanciato

 

La meningite, le strategie vaccinali e le criticità che incombono in materia di infezione da meningococco sono i temi affrontati nel corso del Dialogue Meeting promosso da Italian Health Policy Brief (IHPB) presso l’Istituto Luigi Sturzo di Roma. La prevenzione attiva responsabile, a partire dalle famiglie e dal mondo della scuola, si conferma uno dei pilastri per una società libera dall'assillo di una malattia contagiosa, uno spettro che oggi è possibile allontanare. Fondamentale semplificare e rendere omogeneo l’accesso alla vaccinazione, superando anche le criticità logistiche e organizzative

 

Allo stato attuale le regioni che raccomandano la vaccinazione contro il meningococco B agli adolescenti sono sei: Lazio, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia. In aggiunta, anche per le vaccinazioni contro il meningococco ACWY e meningogocco B nelle fasce d’età per cui è raccomandato, siamo molto lontani dall’obiettivo del Piano Nazionale Prevenzione Vaccini (i dati nazionali del 2021 riportano una copertura media contro il meningococco B e contro i meningococchi ACWY rispettivamente del 44 e del 78% a 36 mesi).

 

Roberta Siliquini, presidente della Società italiana di igiene (Siti), ha ribadito che la vaccinazione antimeningococcica è sicura e protegge da una patologia gravissima che si manifesta normalmente con cluster epidemici all'interno di scuole, luoghi ricreativi e spazi condivisi. Necessario impegnarsi affinché l'offerta attiva e gratuita della vaccinazione sia supportata da percorsi di informazione dei genitori anche in ambito scolastico.

 

Un’attenzione particolare, dovrebbe essere posta nei riguardi delle categorie più fragili o maggiormente a rischio, come i soggetti immunocompromessi, i trapiantati, oltre a quei segmenti di popolazione esposti a rischi professionali e comportamentali che spesso non sono adeguatamente informati della raccomandazione e della gratuità delle vaccinazioni anti-meningococciche.

 

Una considerazione in proposito è venuta da Stefano Vella, infettivologo, ricercatore e docente di salute globale presso l’Università Cattolica di Roma, che ha messo in relazione la prevenzione delle malattie infettive con la straordinaria crescita dell’aspettativa e della qualità di vita di milioni di persone. “Nello specifico - ha sottolineato l’infettivologo - la malattia meningococcica è una malattia batterica relativamente rara ma molto grave, che può causare danni a lungo termine, come la perdita di arti o gravi lesioni cerebrali, e essere letale. La vaccinazione è il modo migliore per prevenire la malattia meningococcica”.

 

Dal nuovo Piano nazionale di prevenzione vaccinale è dunque auspicabile che trovino applicazione pratica alcuni pilastri di una risposta sanitaria più incisiva: adeguate risorse in termini di personale nei Dipartimenti di Prevenzione, estensione rapida su tutto il territorio nazionale del calendario vaccinale, da rendere fruibile al pubblico, superare le esitazioni nei confronti dei vaccini, facendo leva sulla fiducia, la trasparenza nell'informazione, la semplicità di accesso e l’efficienza organizzativa.

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