Polmonite da pneumococco e vaccini, le 12 raccomandazioni di Italia Longeva
Ogni anno in Italia si registrano 630mila casi di polmonite pneumococcica tra gli anziani, e più di ottomila decessi. E nel 30% dei casi i batteri che la provocano sono resistenti agli antibiotici, provocano danni anche a carico di altri organi, e sono responsabili di ricoveri ospedalieri in ogni stagione, anche d'estate. Uno scenario drammatico, una pandemia silente che potrebbe essere evitata grazie alla vaccinazione, precauzioni che però stentano ad affermarsi a causa della mancanza di informazioni. Da qui l'urgenza di promuovere una vasta gamma di interventi di sanità pubblica secondo uno schema razionale, presentato nei giorni scorsi da Italia Longeva in conferenza stampa al ministero.
L'impegno a farsi parte diligente raccolto dalla Fondazione Italia Longeva, l'Associazione per l'invecchiamento e la longevità attiva, comprende varie iniziative, anche un video virale realizzato con Pubblicità Progresso, e porta in dote un documento scientifico, consensus paper, coordinato da Roberto Bernabei, Graziano Onder e Walter Ricciardi, presentato ufficialmente in occasione della conferenza romana promossa con Value Relations, documento consultabile sul sito della Fondazione (www.italialongeva.it).
In Italia, la vaccinazione che protegge dalle infezioni da pneumococco copre i sierotipi che più frequentemente causano la polmonite, ed è gratuita per le persone di età superiore ai 65 anni e per quanti presentano fragilità o condizioni di salute a rischio. "La polmonite pneumococcica uccide migliaia di anziani ogni anno, ma troppo spesso questa tragedia passa sotto silenzio. Pochi quelli che si vaccinano", spiega il professor Bernabei, presidente di Italia Longeva. L'assenza di una politica che incoraggia le vaccinazioni si accompagnata alla frammentazione delle iniziative messe in atto dalle Regioni, in assenza di indicazioni univoche sui tipi di vaccini da utilizzare e con quali modalità e tempistiche.
Un vero cambio di marcia potrà realizzarsi una volta completata l'informatizzazione dell’anagrafe vaccinale. Questo cambio di passo, nelle intenzioni della presidenza di Italia Longeva, sarà in grado di restituire in qualunque momento un’istantanea dei nuovi casi, e delle coperture raggiunte, per meglio programmare l’offerta vaccinale, specialmente negli over-65, e correggere il tiro laddove necessario, garantendo omogeneità e appropriatezza nella pratica vaccinale.
Per questi e altri motivi, il documento di consenso di Italia Longeva, frutto del lavoro di un Comitato multidisciplinare di esperti, si configura come una pietra miliare nell'ambito delle politiche sanitarie. Il testo è articolato in 12 raccomandazioni, tra cui indicazioni chiare a livello centrale per guidare la pianificazione delle campagne di vaccinazione da parte delle Regioni. Un altro concetto chiave è il potenziamento dei sistemi di sorveglianza, a partire dal registro delle vaccinazioni. La conferenza di lancio del position paper, realizzata con il contributo incondizionato di Pfizer, ha raccolto unanimi consensi, con un ritorno stampa che va avanti tuttora.
"Il sistema di informazione sulla copertura vaccinale creato nell'era Covid - afferma il professor Ricciardi, ordinario di igiene e medicina preventiva all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma - dovrebbe sollecitare i decisori a implementare un meccanismo adeguato anche per questa vaccinazione. La carenza di dati relativi alla vaccinazione anti-pneumococcica resta un problema significativo, perché è solo partendo dai dati che si possono attuare strategie sanitarie efficaci e consapevoli. Attraverso il potenziamento dell’Anagrafe vaccinale sarebbe possibile avere accesso a dati importanti sulle coperture e misurare i benefici derivanti dalla vaccinazione”.
“È necessaria una riorganizzazione del sistema di accesso alla vaccinazione anti-pneumococcica per superare gli attuali limiti organizzativi e culturali”, ha dichiarato da parte sua Graziano Onder, Dipartimento Scienze dell’invecchiamento, ortopediche e reumatologiche, Fondazione Policlinico Universitario Gemelli IRCSS di Roma. “I tempi sono maturi per ragionare sull’opportunità di somministrare il vaccino anti-pneumococcico attraverso la rete delle farmacie di comunità, nei setting della long-term care (RSA e ADI) e in ospedale, raggiungendo così i pazienti ricoverati o che accedono alla struttura per visite e trattamenti ambulatoriali. In quest’ottica, sarebbe opportuno l’inserimento della vaccinazione anti-pneumococcica all’interno dei principali percorsi diagnostico-terapeutici-assistenziali (PDTA) che interessano l’anziano. Infine, la destagionalizzazione dell’offerta vaccinale potrebbe consentire di raggiungere una più ampia fetta di popolazione eleggibile e di realizzare l’obiettivo dell’innalzamento delle coperture vaccinali”.
Tra le raccomandazioni, dunque, figura anche il coinvolgimento di varie figure professionali, come i farmacisti, e l'accesso alle vaccinazioni tutto l'anno, non solo in autunno in concomitanza con la profilassi antinfluenzale. Infine, investire nell'informazione è fondamentale: "la totale assenza di comunicazione strategica rivolta ai cittadini è uno dei principali problemi legati alla scarsa vaccinazione anti-pneumococcica", conclude Roberta Siliquini, presidente della Società Italiana di Igiene. “La promozione, a livello nazionale, di una campagna di informazione sulla polmonite pneumococcica e sulle opportunità di prevenzione offerte agli anziani attraverso la vaccinazione, insieme a una riforma organica dell’attuale modello organizzativo, può supportarci nel raggiungimento di un obiettivo che la comunità scientifica ritiene prioritario: innalzare le coperture vaccinali degli over-65 ai livelli auspicati dalle istituzioni sanitarie nazionali e internazionali”.