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Tumori, Car-T allo studio nelle fasi precoci di malattia. Otto centri in Lombardia

Ha fatto tappa in Lombardia, a Bergamo, la campagna promossa da AIL, Associazione italiana leucemie, linfomi e mieloma multiplo, per esplorare l'innovazione delle Car-T, le cure con linfociti T ingegnerizzati opportunamente armati per combattere i tumori. Queste terapie ultima spiaggia, per casi selezionati che hanno fallito precedenti soluzioni, sono considerate in qualche modo parenti della immunoterapia innovativa, e hanno riscosso un notevole successo nella cura di pazienti affetti da linfoma, leucemia acuta linfoblastica o mieloma.

 

Alessandro Rambaldi, ematologo presso il dipartimento di Oncologia ed Ematologia dell'Università di Milano e Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ha spiegato nei dettagli il meccanismo d'azione delle Car-T, basato sulla modificazione genetica dei linfociti T del paziente. Questi linfociti ingegnerizzati sono in grado di riconoscere e combattere le cellule tumorali in modo più efficace. Inizialmente utilizzate nei casi più compromessi, sono attualmente in fase di sperimentazione anche nella fase precoce, quindi da somministrare con le prime avvisaglie di malattia.

 

Le Car-T sono particolarmente promettenti nel trattamento della leucemia linfoblastica acuta a cellule B, con un tasso di risposta che varia dal 70% all'80% dei casi. Tuttavia, uno dei principali ostacoli è la loro durata nel tempo, con almeno il 50% dei pazienti che va incontro a una recidiva. Pertanto, secondo Federico Lussana, ematologo presso il dipartimento di Oncologia ed Ematologia dell'Università di Milano e Asst Papa Giovanni XXIII di Bergamo, è necessario lavorare su nuove piattaforme che permettano una guarigione definitiva e comprendere meglio i fattori che ne influenzano l'efficacia.

 

La personalizzazione delle terapie Car-T è fondamentale per il successo del trattamento. I migliori risultati si ottengono nei pazienti che hanno ricevuto pochi trattamenti precedenti, e si prevede che entro l'anno verrà approvato l'utilizzo delle Car-T nei linfomi a grandi cellule B come trattamento di seconda linea per i casi refrattari.

 

Tuttavia, uno dei principali problemi legati alle Car-T è la sindrome da rilascio di citochine, una reazione infiammatoria che può causare complicanze neurologiche gravi. Circa il 20-30% dei pazienti con la malattia di grado III o IV devono essere trasferiti in reparti intensivi per il trattamento delle complicanze legate alla tossicità neurologica. Attualmente, il trattamento consiste principalmente in terapie sintomatiche di supporto e, nei casi più gravi, si utilizza la terapia steroidea endovenosa.

 

Attualmente, sono otto i centri autorizzati sul territorio lombardo per la somministrazione delle terapie Car-T. I risultati ottenuti finora sono stati sorprendenti, aprendo nuovi scenari nella cura delle leucemie e dei tumori.

 

Esistono, come si accennava prima, anche controindicazioni e criticità nell'impiego di queste sofisticate terapie, tra gli inconvenienti dicevamo c'è la sindrome da rilascio massivo di citochine, foriera di complicanze dovute alla tossicità neurologica. Ecco uno dei motivi per cui è necessario selezionare i pazienti da avviare al trattamento con Car-T. I risultati fin qui ottenuti hanno comunque aperto scenari impensabili, ha commentato in conclusione Giuseppe Toro, presidente nazionale AIL.

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