Le età della donna, terapia mirata sui sintomi vasomotori. Parla il ginecologo
Esiste una sorta di vecchio pregiudizio riguardante gli inconvenienti legati alla menopausa. Le sudate, le improvvise vampate di calore, come si affrontano? Da sempre si tende a considerare che queste fiammate siano un processo ineliminabile, inevitabile, legato agli ormoni femminili, squilibri che intervengono con l'età. Oggi esistono soluzioni non ormonali (farmaci registrati) di efficacia comprovata, per ovviare a tali disturbi. Le donne soffrono in silenzio, troppo spesso si rassegnano, e invece dovrebbero interpellare una/uno specialista in ginecologia. A cosa è dovuto questo atteggiamento di rinuncia? Quali sono le indicazioni attuali per liberarsi dall'assillo delle vampate? A questa e altre domande ha risposto Tommaso Simoncini, presidente della Società Internazionale di Endocrinologia Ginecologica (ISGE), ordinario di Ginecologia e Ostetricia all’Università di Pisa, intervistato a Milano in occasione di una conferenza stampa incentrata sull'impiego di fezolinetant in menopausa alla luce dell'autorizzazione ricevuta da Aifa, Agenzia Italiana del Farmaco.
Professore, quale tipo di informazione è opportuno veicolare, alla luce delle conoscenze attuali, nei confronti dei sintomi vasomotori legati alla menopausa?
“Effettivamente si generano a volte delle incomprensioni nei confronti della menopausa, condizionamenti che a investono la vita intima della donna, vedi i cambiamenti in gravidanza, o le scelte in tema di contraccezione. Il motivo risiede nel fatto che si innestano molto spesso valutazioni di tipo sessuologico o sociologico, che possono perdere di vista o passare in secondo piano le basi scientifiche della medicina. Ai giorni nostri, resiste ancora lo stigma sulla menopausa e tanto le donne quanto la classe medica sembrano poco propensi ad affrontare l'argomento. Fino a un recente passato la menopausa veniva considerata un fenomeno fisiologico, e i disturbi correlati venivano sostanzialmente tollerati. In seguito, l’allungamento della vita media ha fatto sì che nella attuale società la menopausa coincidesse sempre di più con un periodo della vita della donna ancora attivo e gratificante dal punto di vista sociale, relazionale e lavorativo. Di conseguenza, si è delineata una cultura che dedica maggiore attenzione alla salute femminile in menopausa, ai sintomi e alla loro cura. Tuttavia, lo stigma persiste, più voci affermano che la menopausa è un fatto “naturale” che non deve essere medicalizzato né usato come mezzo per trarre profitto”.
Che atteggiamento tenere, affrontare il problema o ricorrere a palliativi?
“Come sempre, la ragione sta nel mezzo. La menopausa non è una malattia, questo è certo, ma una stagione nelle età della donna, peraltro un fenomeno unico in natura. Un dato acquisito dalle evidenze scientifiche è che la menopausa comporta una serie di conseguenze che impattano in maniera più o meno pesante nel lungo termine sulla salute e sul benessere della donna”.
Tante donne fanno fatica a sopportare gli effetti della menopausa, e li subiscono come fosse un destino ineluttabile al quale è difficile sottrarsi. In che modo meritano di essere valutate e trattate?
“La menopausa non deve essere medicalizzata, ma la donna va ascoltata e i disturbi, quando ne pregiudicano la qualità della vita e la salute, vanno curati. La medicina consente oggi di alleviare questi sintomi senza per questo snaturare l’evento menopausa. Indubbiamente la disinformazione ha giocato un ruolo negativo, il peggior disastro è avvenuto quando sono stati diffusi, in maniera impropria, i dati sulla terapia ormonale sostituiva ritenuta responsabile nelle donne che la assumevano dell’insorgenza di cancro”.
Certe notizie, diffuse in maniera indiscriminata senza la necessaria contestualizzazione hanno instillato nell’opinione pubblica e nei medici un eccesso di cautela, per cui qualsiasi trattamento per la menopausa veniva in qualche modo demonizzato. Oggi come stanno le cose?
“C'è un dibattito ancora in atto, ma per fortuna molto è cambiato, le donne sono più consapevoli, cercano informazioni, parlano con il medico e soprattutto vogliono stare bene. È necessario però proseguire nell’operazione trasparenza, incentivando la buona cultura su questo tema, la corretta informazione, e prestando sempre più attenzione alle esigenze della donna”.
L'Agenzia italiana del farmaco ha approvato la prima terapia non ormonale per ridurre i sintomi vasomotori da moderati a gravi associati alla menopausa. Quali sono gli aspetti più innovativi e i benefici di fezolinetant?
“Fezolinetant è un antagonista del recettore della neurochinina B (NK3), proteina implicata nella regolazione della temperatura corporea a livello cerebrale. Questa è una terapia mirata, meglio definita come terapia a bersaglio molecolare. Oggi sappiamo che i sintomi vasomotori, definiti anche vampate di calore, sono scatenati dall’iperattivazione di un gruppo di neuroni localizzati nell’ipotalamo, un’area del cervello molto importante nel controllo di numerosi processi metabolici. Questo particolare tipo di neuroni, che tra le varie funzioni ha quella di regolare la temperatura corporea, è molto sensibile agli ormoni estrogeni. Quando con la menopausa gli estrogeni si riducono drasticamente, questi neuroni aumentano di numero e dimensione e diventano più attivi scatenando un processo di termodispersione che si manifesta a livello corporeo con fenomeni improvvisi di vasodilatazione, rossore e sudorazione, le cosiddette vampate di calore”.
Dal punto di vista fisiopatologico che meccanismi si instaurano?
“Grazie alla ricerca, oggi sappiamo che all’interno di quei neuroni sono presenti specifici recettori per le neurochinine implicate nella termoregolazione. Fezolinetant agisce bloccandole. Si tratta quindi di un meccanismo d’azione molto sofisticato, innovativo, ben identificato, preciso che agisce proprio all’origine della causa che provoca i sintomi vasomotori. Tecnicamente, fezolinetant riconosce come target il recettore per la neurochinina B, in particolare il tipo NK3, al quale si lega impedendo l’iperattivazione dei neuroni che innescano la tempesta neurovegetativa rappresentata dalle vampate di calore cui spesso si associano tachicardia, insonnia, nervosismo”.
Si è detto che fezolinetant è una molecola innovativa perché in grado di agire attraverso un meccanismo mirato, che consente ai clinici di personalizzare la terapia in base alla tipologia e gravità dei sintomi. Quali evidenze scientifiche ne hanno comprovato la validità?
“L’approvazione di Fezolinetant da parte delle Autorità regolatorie dei medicinali, inclusa l’Aifa, è stata basata su un robusto corpo di studi clinici che hanno arruolato oltre tremila donne in Europa, Stati Uniti e Canada, inquadrate nel programma BRIGHT SKY”.
Una vampata di calore cosiddetta severa è quella che costringe la donna a interrompere le normali attività. Quali risultati si sono ottenuti con questa terapia?
“Gli studi hanno dimostrato una riduzione notevole e molto rapida del numero assoluto di vampate giornaliere, una riduzione del numero delle vampate notturne e una riduzione in termini di intensità dei sintomi. Inoltre, viene dimostrato che l’efficacia del farmaco viene mantenuta per tutto il trattamento, anzi tende ad aumentare gradualmente nel corso delle settimane. Tutto questo si accompagna a un generale miglioramento della qualità di vita: le donne si sentono meglio, aumenta l’energia, migliorano anche la produttività e le relazioni interpersonali”.
Le cinquantenni oggi sono più attente al proprio benessere, quale messaggio corretto andrebbe veicolato?
“L’arrivo di fezolinetant in questo momento storico è una opportunità che permette di riparlare della menopausa, delle sue conseguenze attraverso un’informazione equilibrata e veritiera. Fezolinetant è indicato per il trattamento dei sintomi vasomotori (VMS), da moderati a gravi, associati alla menopausa e ne potranno beneficiare anche tutte quelle donne che per motivi medici non possono assumere terapie ormonali. È un farmaco che presenta un buon profilo di tollerabilità come dimostrato negli studi registrativi, che evidenziano i dati di efficacia e sicurezza a 52 settimane. Diversi studi confermano che le vampate di calore documentate possono persistere fino ad una età molto avanzata almeno nel 25% delle donne in menopausa. Avere a disposizione un farmaco non ormonale, efficace e sicuro, è un’opportunità che noi medici dobbiamo sfruttare al meglio”.
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