Innovazione e salute: le università italiane motore del cambiamento
Al convegno “Università, Salute e Società: una connessione di saperi”, tenutosi presso la Sala Tevere della Regione Lazio, sono state affrontate tematiche di grande rilievo per il futuro della sanità e dell’istruzione in Italia. L’evento, che ha visto la partecipazione di esperti e accademici di chiara fama, ha sottolineato l’importanza di un approccio integrato tra università e sistema sanitario per affrontare le sfide del secolo. L’assessore regionale all’Università, Luisa Regimenti, ha evidenziato come le università italiane debbano assumere un ruolo guida nell’adozione delle nuove tecnologie in medicina. “L’Università ha tre missioni da compiere: la formazione, la ricerca e la divulgazione. Su questi tre pilastri si possono creare nuove competenze, carriere e opportunità di lavoro,” ha dichiarato Regimenti. Questo approccio è cruciale per preparare i futuri professionisti sanitari a padroneggiare le innovazioni tecnologiche che stanno trasformando le cure mediche. Le riflessioni scaturite da questo appuntamento esulano da problemi localistici e sono state declinate in una ottica nazionale, evidenziando la necessità di una formazione interdisciplinare che includa moduli didattici di ingegneria e informatica per avvicinare i medici in formazione alle tecnologie avanzate. Questo è particolarmente rilevante in un contesto post-pandemico, dove la digitalizzazione e l’intelligenza artificiale stanno rivoluzionando il settore sanitario. Un altro tema centrale è l’approccio One Health, che promuove l’interconnessione tra la salute umana, animale e ambientale. Questo paradigma è fondamentale per sviluppare politiche sanitarie sostenibili e inclusive a livello nazionale e internazionale. L’evento presso la Regione Lazio ha anche sottolineato l’importanza della prevenzione e della capacità della società di fornire una sanità equa e vicina ai cittadini. “È necessario agire su due fronti: preparare i giovani a sedersi ai tavoli decisionali delle amministrazioni pubbliche e delle aziende, e garantire una formazione articolata che consenta ai medici di interagire con esperti di diverse aree di ricerca,” ha concluso Regimenti. In altri termini, il convegno “Università, Salute e Società”, come si desume dal comunicato diffuso al termine, intendeva offrire una piattaforma per discutere come l’Italia possa guidare l’innovazione nel settore sanitario attraverso un’educazione superiore integrata e multidisciplinare. Le riflessioni emerse vanno ben oltre i confini della Regione Lazio, proponendo un modello di sviluppo che potrebbe essere adottato a livello nazionale per migliorare la qualità delle cure e l’efficienza del sistema sanitario nel suo insieme.
L'appuntamento promosso dalla Fondazione Mesit, con il contributo incondizionato di Gilead, si legge in un comunicato, ha inteso valorizzare il ruolo centrale svolto dagli atenei nella formazione delle nuove generazioni. “Oggi possiamo mettere al centro il ruolo che l’Università può giocare in linea con i nuovi bisogni della società anche rispetto al concetto di approccio One Health, al passo con i tempi”, ha dichiarato Levialdi Ghiron, Rettore dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata. L’incontro, moderato dalla giornalista Irma D’Aria, ha visto, inoltre, gli interventi di Eugenio Guglielmelli, Rettore dell’Università Campus Bio-Medico di Roma, Carlo Colapietro, Direttore Centro di Ricerca Interdipartimentale Europeo di Studi Avanzati sull'Innovazione Digitale IDEAS, Università degli Studi Roma Tre, Alessandro Sorrone, Segretario Generale della Fondazione MESIT (Medicina Sociale e Innovazione Tecnologica). La tavola rotonda è stata centrata dalla relazione di Giovanni Leonardi, Direttore del Dipartimento della salute umana, della salute animale e dell'ecosistema (One Health) e dei rapporti Internazionali, Ministero della Salute, che ha dichiarato “Questo evento ha messo in risalto il tema dell’approccio circolare ai temi della salute: della salute umana, dell’ambiente e della sanità animale. Un tema che presuppone la necessità che i professionisti uniscano le loro conoscenze, il loro modo di lavorare e che abbiano questo approccio circolare ai temi della salute. Perché non ci può essere salute umana se non c’è allo stesso tempo la tutela dell’ambiente e tutela della salute animale. I determinanti di salute di cui si è parlato sono fondamentali. E quindi l’esposizione dell’uomo all’ambiente determina il suo stato di salute così come gli stili di vita che adotta. Se vogliamo preservare la salute dei cittadini dobbiamo preservare la sostenibilità del servizio sanitario nazionale e lavorare sulla prevenzione”. Sono poi intervenuti Isabella Mastrobuono, Commissario Straordinario Policlinico Tor Vergata, Emilio Bria, Coordinatore Regione Lazio AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica), Dario Sacchini, Professore Associato di Bioetica, Dipartimento di Sicurezza e Bioetica, Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.