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Alimentazione e tumori, la dieta personalizzata influenza il buon esito delle cure

Negli ultimi anni, la consapevolezza riguardo allo stretto legame che intercorre tra alimentazione e salute ha acquisito un'importanza crescente. La frase "siamo ciò che mangiamo" risuona più che mai vera, in particolare nel contesto della malattia oncologica. Sappiamo che certi strappi alla regola, a tavola, potrebbero influenzare l'insorgenza di un tumore, ma allo stesso tempo sappiamo che una dieta studiata a tavolino è in grado di favorire il buon andamento delle cure oncologiche. Un'alimentazione adeguata diventa essenziale per rafforzare il sistema immunitario e sostenere l’organismo durante trattamenti pesanti come chemioterapia e radioterapia. Tuttavia, in Italia, nonostante le evidenze crescenti, il divario tra i bisogni nutrizionali dei pazienti oncologici e la loro effettiva soddisfazione è un dato di fatto.

Recenti indagini, come quella condotta nell'ambito dell'iniziativa "In Contatto", promossa dalle 45 Associazioni del Gruppo “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere”, hanno rivelato una routine preoccupante: circa l'85% dei pazienti in trattamento non ha mai ricevuto alcuna valutazione nutrizionale personalizzata al momento della diagnosi di tumore né durante il loro percorso di cura. La mancanza di comunicazione e informazioni chiare da parte del personale sanitario contribuisce a una situazione di confusione.

I pazienti, nelle testimonianze raccolte, riferiscono che la loro esperienza è costellata di pareri discordanti, scarsità di indicazioni utili e una generale assenza di un approccio nutrizionale strutturato. L'indagine ha coinvolto 283 uomini e donne, la maggior parte in trattamento attivo per un tumore, rivelando lacune significative nel supporto nutrizionale. Solo un esiguo 15,2% degli intervistati ha ricevuto assistenza da professionisti specializzati, mentre la maggioranza si è trovata a gestire la propria alimentazione basandosi su scelte personali improvvisate.

Un'alimentazione consapevole è riconosciuta come un fattore chiave non solo per il benessere generale, ma soprattutto per il benessere di chi sta affrontando una malattia oncologica. Nel contesto della cura del tumore, un regime alimentare adeguato ha dimostrato di avere effetti positivi, come una maggiore tolleranza ai trattamenti, una riduzione degli effetti collaterali e un miglioramento della qualità della vita.

La presidente di Salute Donna ODV, Annamaria Mancuso, sottolinea l’urgenza di integrare la nutrizione all’interno del percorso di cura oncologica. Secondo Mancuso, una corretta alimentazione è non solo fondamentale per la prevenzione, ma anche per il recupero e il supporto durante le terapie. Le necessità dei pazienti richiedono un approccio globale che integri competenze nutrizionali e mediche, piuttosto che una visione ristretta focalizzata unicamente sulla malattia.

I dati raccolti mostrano un'impietosa realtà: quasi il 70% dei pazienti ha subito una perdita di peso significativa nei sei mesi successivi alla diagnosi, a conferma di quanto il cancro e i suoi trattamenti possano compromettere lo stato nutrizionale. Allo stesso tempo, più della metà dei partecipanti non ha ricevuto indicazioni relative all’alimentazione. Solo una percentuale marginale ha potuto contare su un supporto diretto da parte di dietisti o nutrizionisti, lasciando molti pazienti senza le linee guida necessarie per affrontare il proprio percorso.

Si può ben comprendere che il Servizio Sanitario Nazionale deve intervenire per garantire un supporto nutrizionale adeguato. Le risorse dedicate al tema dell’alimentazione sono poche e la formazione del personale di cura su questi aspetti spesso carente, dimostrando una mancanza di integrazione tra oncologia e nutrizione.

Dai sondaggi è emerso che i pazienti sono ben consapevoli delle proprie esigenze nutrizionali: il 63% desidera maggiori informazioni su cosa mangiare, mentre il 44,2% richiede piani alimentari personalizzati. La difficoltà economica nell'accesso a cibi e integratori adeguati è un ulteriore ostacolo, mostrando quanto il fattore nutrizionale non sia solo una questione di salute, ma anche di giustizia sociale.

Il 43,7% dei soggetti che ha ricevuto aiuto sulla nutrizione ha valutato i consigli ricevuti come "molto utili", indicando che esiste un chiaro bisogno di supporto che può fare la differenza. Tuttavia, la realtà attuale, con la sua latitanza di figure professionali e la scarsa informazione, spinge i pazienti a cercare risposte altrove, in un contesto in cui il web è spesso l'unico rifugio per informazioni nutrizionali.

La scarsa attenzione dedicata alla nutrizione dei pazienti oncologici rappresenta una mancanza grave e, in molti casi, inaccettabile. Le istituzioni devono farsi carico di questa situazione, integrando la valutazione nutrizionale nelle fasi di diagnosi e trattamento, creando piani alimentari personalizzati e coinvolgendo figure specialistiche nei reparti di oncologia.

Un cambio di paradigma è necessario: dall'approccio meramente clinico nell'affrontare il cancro, verso un modello olistico che consideri la persona nella sua totalità, compreso il suo rapporto con il cibo. Solo così si potrà garantire che i pazienti oncologici ricevano non solo le cure necessarie per combattere la malattia, ma anche il supporto nutrizionale adeguato per una qualità della vita migliore durante e dopo il trattamento.

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