Infezioni resistenti agli antibiotici, minaccia silenziosa. I dati del Rapporto Aifa
La diffusione delle infezioni resistenti agli antibiotici, sostenute da batteri divenuti insensibili alle terapie, continua a destare viva preoccupazione. Secondo il Rapporto Antibiotici dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), l'antibioticoresistenza è un fenomeno in espansione. Le vittime sono il più delle volte pazienti fragili che vengono ricoverati per più patologie, come è accaduto per Papa Francesco, caso emblematico. Sono pazienti a rischio setticemia, che vengono sottoposti a terapia con antibiotici per ceppi molto difficili da eradicare. Nel presentare in conferenza stampa i dati aggiornati, il presidente dell'Aifa, Robert Nisticò, ha descritto il fenomeno antibioticoresistenza come una pandemia silente, sottolineando l'urgenza di affrontare questo problema con interventi mirati e coordinati.
I dati del Rapporto Aifa evidenziano un aumento del consumo di antibiotici, con picchi fino a +40% nei mesi invernali, principalmente per il trattamento di infezioni virali contro cui questi farmaci sono inefficaci. Questo uso improprio della terapia costituisce un grave rischio, poiché favorisce l'emergere di ceppi batterici resistenti. La popolazione geriatrica è quella più colpita: quasi il 50% degli anziani riceve prescrizioni di antibiotici almeno una volta all'anno, con punte superiori al 60% nel Sud Italia.
Ma non solo gli anziani: è preoccupante anche l'aumento delle prescrizioni in età pediatrica. Tra il 2022 e il 2023, la percentuale di bambini sotto i 13 anni che hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici per uso sistemico è passata dal 33,7% al 40,9%. Questi dati indicano una tendenza preoccupante che potrebbe avere conseguenze a lungo termine sulla salute dei più giovani.
L'antibioticoresistenza ha anche un impatto economico significativo. Secondo il Centro europeo per il controllo delle malattie, le infezioni resistenti occupano circa 2,7 milioni di posti letto all'anno, generando costi enormi per i sistemi sanitari. "L'antimicrobico-resistenza è una delle sfide più urgenti a livello globale", ha affermato Maria Rosaria Campitiello, capo Dipartimento della prevenzione, delle emergenze sanitarie e della ricerca del Ministero della Salute. "Solo con un’azione coordinata possiamo preservare l’efficacia degli antibiotici".
Nel contesto europeo, l'Italia si colloca al settimo posto per consumo complessivo di antibiotici, con livelli superiori alla media europea di oltre il 15%. Anche in ambito ospedaliero, l'Italia occupa la sesta posizione nell'Unione Europea. Questi dati pongono in evidenza l'urgenza di implementare strategie di riduzione dell'uso di antibiotici, soprattutto in un contesto in cui i batteri resistenti stanno diventando sempre più diffusi.
La crescente resistenza agli antibiotici richiede un approccio multidimensionale che coinvolga non solo i medici, ma anche i pazienti e le istituzioni. È fondamentale sensibilizzare la popolazione sull'uso corretto degli antibiotici e promuovere la ricerca di nuovi farmaci e trattamenti. Gli esperti concordano sul fatto che è necessario un intervento tempestivo per preservare l’efficacia degli antibiotici attualmente disponibili.
L'Escherichia coli, che genera forme anche sanguinolente di diarrea, è passato da una percentuale di resistenza alle cefalosporine di terza generazione del 23,8% nel 2021 al 26,7% del 2023. Dando seguito alle raccomandazioni EMA circa un uso più limitato dei fluorochinoloni, classe di antibiotici soggetti a resistenza batterica e ad effetti collaterali di una certa entità, i consumi sono scesi dai 70 milioni di dosi del 2018 ai circa 24 milioni del 2023, mentre la resistenza batterica dell'Escherichia coli da circa il 40% è scesa al 34,1%. Sempre alta, invece, la resistenza alle cefalosporine di terza generazione della Klebsiella pneumoniae, che infetta le vie urinarie con una mortalità che arriva alla metà dei casi. La percentuale di casi resistenti è infatti in leggera salita, passando dal 52,7% al 55,2% dal 2018 al 2023. Per il medesimo batterio è stabile negli ultimi tre anni al 50% la resistenza ai fluorochinoloni. Dal 2018 al 2023 è invece risalita dal 20,3% al 26,2% la resistenza ai macrolidi dello Streptococcus pneumoniae, che causa polmoniti, sepsi e meningite.
“L’antibiotico-resistenza è una pandemia silente, che secondo le ultime stime dell’ECDC non solo provoca 12mila morti l’anno nel nostro Paese, ma genera anche danni economici che, secondo le stime della stessa Agenzia europea, impattano per 2,4 miliardi di euro di costo annuo, a causa di queste infezioni”, afferma il Presidente Aifa, Robert Nisticò. “Per questo – prosegue – è necessario un approccio globale, che da un lato promuova un uso consapevole degli antibiotici, anche in ambito veterinario, e che dall’altro rafforzi l’azione di prevenzione, soprattutto in ambito ospedaliero, dove i batteri resistenti agli antibiotici sono ampiamente più diffusi”. “Questo – conclude Nisticò – senza trascurare, attraverso incentivi e semplificazioni sul piano regolatorio, la ricerca di nuovi farmaci antimicrobici capaci di aggirare le attuali resistenze”.
Ma ad alimentare il fenomeno delle antibiotico-resistenze c’è anche l’uso, talvolta inappropriato, dei medicinali antiacidi. “L’Italia è il primo Paese europeo nella classifica dei consumi degli inibitori della pompa protonica, utilizzati soprattutto contro il reflusso esofageo. Medicinali – spiega il Direttore tecnico-scientifico di AIFA, Pierluigi Russo – che se utilizzati in eccesso possono alterare la flora microbica intestinale, favorendo la selezione di germi multiresistenti, come il Clostridium difficile. Per questo, occorre contrastare l’uso fai-da-te o comunque inappropriato di questa categoria di farmaci, che, oltre ad altri effetti collaterali, aggrava il problema dell’antimicrobico-resistenza”.
“L’antimicrobico-resistenza è una delle sfide sanitarie più urgenti a livello globale, tanto da essere stata al centro del G7 Salute, dove l’Italia, per la prima volta – sottolinea Maria Rosaria Campitiello, Capo Dipartimento della Prevenzione, delle emergenze sanitarie e della ricerca del Ministero della Salute – ha destinato 21 milioni di euro a una partnership internazionale per lo sviluppo di nuovi antibiotici. Per contrastare questa minaccia, il Ministero della Salute, sotto la guida del ministro Schillaci, ha potenziato il Piano Nazionale di Contrasto dell’Antibiotico-Resistenza (PNCAR) 2022-2025, adottando un approccio One Health per monitorare e prevenire la diffusione di microrganismi resistenti. Con uno stanziamento annuale di 40 milioni di euro, il piano dispone ora di risorse strutturali che ne garantiscono la continuità. Inoltre, la Legge di Bilancio 2025 ha previsto un fondo di 100 milioni di euro per incentivare lo sviluppo e l’accesso a nuovi antibiotici innovativi. Parallelamente, in collaborazione con AIFA, promuoviamo campagne di sensibilizzazione per un uso più responsabile di questi farmaci e rafforziamo le strategie di prevenzione delle infezioni ospedaliere. Solo con un’azione coordinata e interventi mirati possiamo preservare l’efficacia degli antibiotici e proteggere la salute pubblica”.
“Come ci ricorda l’Organizzazione mondiale della Sanità, una delle strategie da utilizzare nel contrasto all’antibiotico-resistenza sono le vaccinazioni. Vaccinandoci – spiega a sua volta Massimo Andreoni, Direttore scientifico della Simit (Società italiana Malattie Infettive e Tropicali) – non andiamo incontro alle infezioni respiratorie, per le quali altrimenti si ricorre agli antibiotici, spesso in maniera erronea, perché nella maggior parte dei casi sono infezioni virali". “Uno studio pubblicato anni fa su Lancet, ma sempre attuale – continua Andreoni – stima che solo la copertura universale con il vaccino antipneumococcico coniugato potrebbe prevenire 11,4 milioni di giornate di terapia antibiotica all’anno nei bambini con meno di 5 anni. Una riduzione pari al 47% di antibiotici utilizzati per trattare le polmoniti da Streptococcus pneumoniae. E lo stesso discorso vale per la vaccinazione contro il rotavirus o il virus respiratorio sinciziale. Vaccinarci – conclude Andreoni – ci permette quindi di non prendere in maniera erronea gli antibiotici e di creare all’interno del nostro organismo microrganismi che sono antibiotico-resistenti e che determineranno grandi problemi se andremo incontro a queste infezioni”.